Wes Craven

 Wes Craven

Sono tanti i registi di genere horror che hanno lasciato il segno grazie a dei capolavori immortali, film che tante volte sono stati anche spartiacque per il genere, capaci di rinvigorire con la loro originalità tutto il panorama horror a venire. Non sono tanti invece coloro che hanno creato delle icone assolutamente distinguibili nel panorama filmico e non solo. C’è riuscito John Carpenter con Michael Myers, Clive Barker con Pinehead, ovviamente Sean S. Cunningham e Victor Miller
con Jason Voorhees, ma probabilmente colui che è riuscito a creare due personaggi forti e originalissimi da rimanere impressi a fuoco nell’immaginario horror di intere generazioni, al punto da diventare vere e proprie icone pop è Wes Craven che con Freddy Krueger della saga Nightmare prima e poi con il killer mascherato da l’Urlo di Munch di Scream della saga omonima, è riuscito nell’intento di rinverdire il genere in maniera decisiva, regalandoci due pellicole eccezionali: Nightmare on Elm Street e Scream. Sono opere che, oltretutto, rappresentano l’autore nel suo massimo livello creativo, infatti il regista americano non sempre è riuscito a realizzare buoni film, sicuramente non ai livelli dei titoli summenzionati. Wes Craven nasce a Cleveland il 2 agosto 1939, dopo una laurea in lettere e filosofia alla Johns Hopkins University si innamora del cinema al punto da lasciare lo stabile lavoro da insegnante. Si fa le ossa facendo il tuttofare in una piccola casa di produzione, imparando in particolare le tecniche essenziali del montaggio. Alla fine degli anni sessanta Craven realizza alcuni spot pubblicitari e si getta anche nel circuito delle pellicole porno. In quel contesto underground conosce il futuro regista Sean S. Cunningham, con il quale produce il primo lungometraggio, il film pornografico Together. Ma Craven ha ben altre ambiazioni e sono quelle di scioccare il pubblico con pellicole che facciano paura e che siano anche molto violente. Per questo, ispirandosi al film La fontana della vergine di Ingmar Bergman, realizza L’ultima casa a sinistra del 1972 pellicola sporca realizzata con pochi mezzi ma ultra violenta tanto da essere bersaglio della censura. Craven decide di mostrare tutto fino in fondo in scene molto crudeli, tra cui spicca quella dello stupro di Mari, dove la cinepresa rimane fissa durante l’intera sequenza sul volto della vittima e dello stupratore, così come estrema è la sequenza dello sventramento di Phyllis, dove Sadie estrae le interiora della ragazza e le maneggia per diversi minuti. Più avanti Craven parlerà sempre meno di questa pellicola, quasi ripudiandola per la scarsa qualità del girato, ma è innegabile che sia certamente un’opera forte, capace di far parlare pubblico e critica. Così Craven continua sulla scia intrapresa realizzando Le colline hanno gli occhi del 1977, lungometraggio feroce e sporco sulla scia del successo di Non aprite quella porta di Tobe Hooper La trama è incentrata su una famiglia americana in gita attraverso il deserto del Nevada verso Los Angeles. Durante il viaggio vengono assaliti da un gruppo di ex minatori diventati cannibali in seguito a una serie di esperimenti nucleari avvenuti durante gli anni 50. In questo caso Craven introduce anche un elemento di denuncia politica, trasformando la feroce famiglia di cannibali alla stregua di vittime del sistema. Il film comunque non è memorabile, probabilmente ancora a causa della scarsità di mezzi a disposizione; a salvarla le belle ambientazioni desertiche e il volto singolare dell’attore che interpreta Plutone, Michael Berryman. Tuttavia grazie a questi due primi lavori Craven è riuscito nell’intneto di farsi notare nel panorama cinematografico di genere thriller horror. In cerca dell’idea che lo lanci nell’olimpo della settima arte, dirige quattro pellicole di scarsa qualità tra le quali è da citare almeno Il mostro della palude del 1982 che è la trasposizione di un fumetto famoso di quegli anni: Swamp Thing. E si arriva al 1984 anno che per Wes Craven è da segnare con un bel cerchio rosso sangue, lo stesso sangue che schizza dalle ferite prodotte a colpi d’artiglio da Freddy Krueger. Si, Freddy, il protagonista di Nightmare On Elm Street intramontabile capolavoro horror del regista che in un sol colpo crea una pellicola stupenda e un personaggio immortale, protagonista di una serie che conta ben sette film. La storia del bidello assassino e pedofilo che torna dalla morte per tormentare e uccidere nei loro sogni gli adolescenti (in particolare i figli di coloro che lo giustiziarono bruciandolo vivo) la conosciamo un pò tutti. Probabile che non molti sappiano degli spunti reali che hanno ispirato Craven per la creazione del suo personaggio. In primis, il personaggio di Freddy Krueger nasce da un ricordo spiacevole di gioventù  in cui un barbone spaventò Craven inseguendolo in piena notte,  per il cognome, Kruger, egli riprese quello di un bullo che lo tormentava  negli anni adolescenziali. Ma il gran colpo è l’idea geniale della morte durante il sonno attraverso i sogni che gli venne in mente quando lesse un articolo su un giornale. L’evento riguardava uno strano caso verificatosi realmente negli USA,  dove un adolescente che soffriva spesso di incubi agghiaccianti, per evitarli, smise di dormire arrivando a morire d’insonnia. Facendo uno più uno gli venne così in mente l’idea di un serial killer che uccide durante il sonno. Da lì in avanti tutto è entrato nell’immaginario collettivo: dall’abbigliamento del personaggio con cappello alla Indiana Jones e maglione a righe rosse e verdi, alla faccia deturpata dalle bruciature e, ovviamente, alla genialata del guanto unghiato con lame di rasoio. Certamente un’iconografia eccezionale, per un nuovo uomo nero del cinema e della cultura pop, interpretato magistralmente da un superbo Robert Englund.
Nighmare On Elm Street da noi Nightmare dal profondo della notte, fu un successo planetario incredibile per Wes Craven e per la casa di produzione che finanziò il film la New Line. Infatti, a fronte di un budget basso, ma chiaramente superiore a quelli con cui era fin lì costretto a lavorare il regista (grazie anche a degli effetti speciali ben fatti e a una fotografia oscura e di grande fascino) la pellicola incassò una caterva di dollari e di premi.
Il film è il primo di una saga di successo, specialmente di pubblico e non sempre di critica, dato che la qualità, dal numero due in poi, oscillerà sempre sulla sufficienza (escluso l’ottimo terzo capitolo e il discreto  settimo capitolo, rispettivamente Nightmare i cavalieri del sogno e Nightmare nuovo incubo). La cosa che contraddistingueil capostipite è certamente quella di essere il più horror e sanguinoso degli episodi, anche perché a lungo andare Freddy inizia a marchiare le sue performance omicide con una dose sempre più eccessiva di humor nero a scapito del suo fascino dark. In questo primo capitolo, oltre alla eccezionale visionarietà delle scene vi sono anche momenti splatter veramente disturbanti, come la prima scena dell’omicidio di Tina, senza escludere l’originalissima morte di un esordiente Johnny Depp, risucchiato letteralmente dal suo materasso. Dopo il mega successo di Nightmare,  Wes Craven cade nuovamente in un periodo di crisi creativa dove non azzecca una pellicola fino al 1988 dove realizza Il Serpente e l’Arcobaleno pellicola incentrata sul Vodoo e sull’idea primigenia della figura dello zombi, un pò  sulla scia del capolavoro I Walked with a Zombie del 1943 diretto dal grande Jacques Tourneur. Il film di Craven è molto affascinante nelle atmosfere e nelle ambientazioni, con un buon Bill Pullman  che vuole scoprire qual è il mistero dietro alla catalessi di alcuni uomini di colore presumibilmente morti ma ancora in vita. Forse nel finale la pellicola scade un pò, ma è certamente un tassello importante nella carriera del regista. Visto il successo nuovamente raggiunto, Craven cerca di creare un nuovo cattivo con Shock film incentrato sulle gesta di un serial killer condannato a morte ma che dopo l’esecuzione sulla sedia elettrica torna a far mattanza di vite umane attraverso l’elettricità. Questa sorta di Freddy Krueger ad alto voltaggio si chiama Horace Pinker interpretato da un buon Mitch Pileggi (ann idopo vestirà i panni di Skinner direttore dell’FBI nella serie televisiva X-Files). Il film funziona a tratti con buoni momenti horror ma poi finisce per perdersi a causa ancora di un humor grossolano del killer (forse per sfruttare lo stile gigionesco alla Krueger tanto in voga in quegli anni) e a scene banali (il killer che salta da un programma televisivo all’altro è proprio troppo!). Quindi il risultato finale presenta più bassi che alti,  ma il regista non si arrende e dirige il decisamente migliore La casa nera, storia di due coniugi sadici che vivono nei pressi di un ghetto nero e che tengono in cantina degli esseri umani deformi frutto di diversi rapimenti eseguiti nel corso degli anni al fine di trovare il figlio perfetto da allevare nel loro malato focolare domestico. Un ragazzino di colore si intrufolerà nella casa maledetta per fare una rapina mettendo i bastoni tra le ruote ai due sadici coniugi. Il film è girato bene, l’idea, ancora di Craven (che spesso è stato sceneggiatore delle sue pellicole), è buona, il ritmo anche e gli attori sono in forma, specialmente i due sposi che, tra l’altro, vengono entrambi dalla serie tv Twin Peaks (sono Everett McGill, Ed nella serie e Wendy Robie, Nadine nella serie) in voga in quegli anni. Il film è anche uno spaccato sulla difficile vita nei quartieri poveri abitati dai neri. Tuttavia rimane sempre un prodotto pienamente inserito nel circuito dei B movie che non porta di certo grossi incassi al botteghino. Successivamente il regista tenta di sfruttare l’idea del suo Nightmare in una serie tv intitolata Nightmare Cafè che però ha poco o niente a che fare con Freddy, se non attraverso la presenza di Robert Englund nel cast. Il progetto, manco a dirlo, è disastroso e la serie si ferma dopo solo sei episodi.
Wes Craven allora tenta di tornare al successo planetario mettendosi nuovamente dietro la macchina da presa del suo progetto più importante. Dirige infatti il settimo e ultimo capitolo della saga di Freddy Krueger: Nightmare nuovo incubo che sceneggia e che ha il pregio di riportare su binari più seri il franchise nel frattempo diventato, come detto, una farsa buffonesca degna di un cartone animato. Questo ultimo capitolo ha la particolarità che i protagonisti interpretano proprio loro stessi (cioè gli attori con il loro nome e cognome, oltretutto quasi tutti gli attori originali del primo capitolo), ivi compreso il regista Wes Craven. Il film gira intorno al fatto che Heather è perseguitata da un’entità maligna che presto si scoprirà essere il Freddy Krueger materializzatosi nella realtà. Robert Englund quindi interpreta se stesso e contemporaneamente anche un cinico e nuovamente cattivo Freddy. Il film, nonostante il ritorno di Wes Craven alla regia e una qualità certamente più alta delle ultime pellicole su Freddy, incassò circa 18 milioni di dollari. Fu l’incasso più basso della saga. Da questa delusione Craven non sembra riprendersi. Dirige anche un loffio  film sui vampiri: Vampiro a Brooklyn del 1995 con un inguardabile Eddie Murphy. Sembra il momento di mollare e dedicarsi ad altro,  ma ecco che arriva nuovamente un’altra idea geniale che riporta il regista a livelli stellari. Scream è del 1996, periodo in cui il cinema horror attraversa una fase involutiva pesante ed è proprio grazie a questa pellicola che Wes Craven, come con Nightmare anni prima, da nuovamente uno scossone pesante al genere. La pellicola è diretta da Wes Craven ma stavolta lo script non è suo ma di un giovane e geniale sceneggiatore di nome Kevin Williamson. Il film ha il pregio di essere una sorta di revival del genere thriller horror, in particolare del filone Slasher perchè riprende le caratteristiche dei vecchi film horror (come Venerdì 13 e Halloween, la notte delle streghe). Nel film si possono ascoltare dei dialoghi che fanno della satira sui vecchi film horror. Indirizzato specialmente alla generazione di adolescenti cresciuti a pane e MTV il film contiene delle scene ultra violente come nel migliore stile del regista (vedere il primo omicidio) ma rispetto ad altre pellicole è farcito da molti momenti di humor (che saranno ripresi ed esasperati nelle parodie dei vari Scary Movie). Il cast è perlopiù formato da emergenti attori di serie tv esclusa Drew Barrymore che darà un contributo solo in una scena  (decisamente la più bella del film). Per ultimo ho tenuto il tassello fondamentale del successo della pellicola: l’iconografia del killer. Nessuno può negare di non aver mai visto almeno una volta il costume di Scream e soprattutto la machera ispirata al quadro L’Urlo di Edvard Munch. Ancora una volta Wes Craven riesce a creare un personaggio che entra nell’olimpo del genere horror (probabilmente l’ultima grande figura horror cinematografica ). Il killer diventa come Freddy una vera e propria icona pop degli anni novanta e duemila. Infatti il filone Scream conta ben quattro pellicole (l’ultima datata 2011) tutte dirette da Wes Craven ma non tutte di grande qualità. Forse proprio l’ultimo capitolo ha qualche asso nella manica in più. Tuttavia il successo economico e di critica della saga rappresentò per il regista americano l’ulteriore conferma di quanto la sua firma nel panorama horror di tutti i tempi e innegabilmente, una delle migliori nonostante l’alternarsi di progetti falliti. Dopo Scream infatti il regista cade ancora in un periodo creativo molto nero (se si esclude il decente thriller Red Eye) tanto da annunciare di non volersi più dedicare all’horror ma a film più personali e introspettivi. Oltretutto scrive anche un romanzo si fantascienza intriso di genetica e politica dal titolo La Società degli Immortali. Ancora con diversi progetti in cantiere, purtroppo Wes Craven muore il 30 agosto 2015, a 76 anni, malato da tempo di cancro al cervello. Se ne va così un grande nome del genere thriller horror, un regista, sceneggiatore e produttore, forse non sempre costante, ma assolutamente grandissimo quando ha avuto grandi idee e buoni budget a disposizione. Un nome già marchiato a fuoco nella grande lapide dei più grandi registi horror di tutti i tempi.
© Sergio Di Girolamo

Filmografia 

-L’ultima casa a sinistra (The Last House on  the Left, 1972)
-Le colline hanno gli occhi (The Hills Have  Eyes, 1977)
-Summer of Fear (Stranger in Our House,   1978) – Film TV
-Benedizione mortale (Deadly Blessing,   1981)
– Il mostro della palude (Swamp Thing,   1982)
– Invito all’inferno (Invitation to Hell, 1984) –   Film TV
– Nightmare – Dal profondo della notte (A   Nightmare on Elm Street, 1984)
– Sonno di ghiaccio (Chiller, 1985) – Film   TV
– Le colline hanno gli occhi II (The Hills   Have Eyes Part II, 1985)
– Ai confini della realtà (The Twilight Zone,   1985-1986) – Serie TV 5 episodi
– Dovevi essere morta (Deadly Friend, 1986) – Il serpente e l’arcobaleno (The Serpent and   the Rainbow, 1988)
– Sotto shock (Shocker, 1989)
– Delitti in forma di stella (Night Visions,   1990) – Film TV
– La casa nera (The People Under the Stairs,   1991)
– Nightmare Cafe (Nightmare Cafe, 1992) –   Serie TV
– Nightmare – Nuovo incubo (New   Nightmare, 1994)
– Vampiro a Brooklyn (Vampire in Brooklyn,   1995)
– Scream (1996)
– Scream 2 (1997)
– La musica del cuore (Music of the Heart,   1999)
– Scream 3 (2000)
– Cursed – Il maleficio (Cursed, 2004)
– Red Eye (2005)
– My Soul to Take (2010)
– Scream 4 (2011)