Halloween: Recensione
- Cinema Cinema Horror
- 10 Febbraio 2022
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Nazione: Usa
Anno: 1978
Regia
John Carpenter
Sceneggiatura
John Carpenter, Debra Hill
Produzione
Debra Hill,
Moustapha Akkad, Irwin Yablans
Cast
Donald Pleasence, Jamie Lee Curtis, Nancy Loomis, P.J. Soles, Nick Castle
Alzi la mano chi ad Halloween, guardando tra le programmazioni televisive, non si è trovato davanti agli occhi questo cult firmato dal genio assoluto del fantahorror John Carpenter. Questa pellicola ormai fa rima con la festa del brivido e non solo per il titolo infatti il regista ha fatto un lavoro egregio sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello di riuscire a creare su pellicola l’atmosfera perfetta tipica della festività dei morti fatta di immagini colori e suoni tutta tipicamente americana e qui inquadrata nel contesto di una piccola cittadina di provincia che si chiama Haddolfield. Ci sono le zucche, i bambini travestiti, le foglie autunnali che cadono dagli alberi e vengono trasportate dal vento gelido nelle strade mentre tutti sono in fremente attesa che arrivi la sera per passarla in compagnia tra scherzi e battute sull’horror oppure davanti alla tv a vedere l’immancabile pellicola del terrore consci che il male è solo immaginario e non ti può far nulla. Ma se il male, quello vero, quello che può ferire magari attraverso un coltello affilato arrivasse per davvero? Se non fosse tutto uno scherzo di Halloween? E’ quello che sperimentano gli abitanti di Haddolfield, in particolar modo un gruppo di adolescenti in calore che vedranno le loro vite spezzate dal taglio netto della lama del killer più efferato di tutti i tempi: Michael Myers, l’uomo nero cinematografico per eccellenza; nel film definito come l’ombra della strega. Halloween ha il grande pregio di inaugurare quel filone del cinema horror definito slasher, dall’inglese To slash, fendere. Ecco come viene spiegato più approfonditamente il termine su Wikipedia: ferire profondamente con un’arma affilata in cui il protagonista indiscusso è un maniaco omicida spesso mascherato che dà la caccia a un gruppo di persone spesso giovani in uno spazio più o meno delimitato, utilizzando in genere armi da taglio per ucciderli in modo cruento.
Questa definizione viene pienamente soddisfatta nella pellicola di Carpenter, Michael Myers è il killer mascherato con il coltellaccio in bella vista che luccica nella notte di Halloween per sventrare le giovani prede. Halloween si può ben dire che apre proprio un filone, in seguito saranno altri a imitare tale capolavoro realizzando pellicole più o meno riuscite tra le quali va certamente messa in risalto la saga di Venerdì 13 nel quale fa la sua comparsa un altro boogeyman famoso, tale Jason Voorhees dall’indimenticabile machera da giocatore di Hockey. Ma torniamo ad Halloween e alla sua genesi. Fino ad allora il giovane John Carpenter aveva girato due pellicole: lo sperimentale fantafilm Dark Stare e Distretto 13 le brigate della morte progetti a basso costo ma dove lo stile del regista è già presente e tutti, specialmente i produttori si erano accorti che Carpenter era abile a far un pò tutto, non solo scrivere, dirigere e montare ma persino comporre le colonne sonore, un vero affare in termini economici. Nel 1978, dopo aver conosciuto la sceneggiatrice e produttrice Debra Hill, sull’onda del successo di Profondo Rosso cult di Dario Argento e ispirato dal cinema di Mario Bava (del resto Reazione a catena si può ben definire un precursore dello slasher ), Carpenter decide di girare un storia nella quale una baby sitter viene aggredita da un maniaco (infatti il titolo doveva inizialmente essere The Babysitter Murders).
Su suggerimento del produttoreMoustapha Akkad si decise di ambientare la storia nella notte di Halloween.
Girato in soli 20 giorni e con un budget di 300.000 dollari, il film fruttò oltre 50 milioni di dollari nelle sale e diventò uno dei film indipendenti con più successo della storia. Il merito principale va certamente all’abilità del regista che, oltre ad azzeccare una serie di sequenze girate in modo divino, (il prologo in soggettiva è materia di studio per gli studenti di cinematografia) compone una colonna sonora magistrale che ancora oggi mette i brividi. La struttura principale del film si basa sulle attese, questo sicuramente giova sui “tempi della suspence”. Un esempio è dato dalla prima parte del film in cui lo spettatore viene spinto a immedesimarsi nella protagonista che intravede la minacciosa figura di quest’uomo mascherato palesarsi più volte anche se ancora a debita distanza. Ma questo aspetto è strutturale alla furia omicida che esplode nella seconda parte del film. Tuttavia anche quando la furia omicida su palesa davanti ai nostri occhi Carpenter preferisce suggerire più che mostrare sangue e budella (gli effetti gore e splatter sono veramente ridotti al minimo) applicandosi piuttosto nel colpo di scena perfetto da salto sulla poltrona ( per esempio la sequenza in cui il killer si nasconde sotto un lenzuolo simulando il costume del fantasma per ingannare una coppia di adolescenti che hanno appena finito di fare sesso ignari della morte che lì colpirà di lì a poco). Relativamente a questo argomento, ovvero sesso e morte alcuni critici sostengono che Halloween e gli slasher in genrale incoraggino la violenza e la misoginia, altri sostengono che i film siano una critica sociale alla scarsa moralità dei ragazzi americani durante gli anni settanta, sottolineando il fatto che molte delle vittime di Myers praticano in effetti sesso promiscuo e abusano di sostanze stupefacenti, mentre al contrario la protagonista è sola, casta e innocente. In questo modo il killer diviene metaforicamente quel giudice morale che punisce i colpevoli. Carpenter non si è detto d’accordo con quest’analisi anche se di certo il messaggio sembra passare chiaro, fai il bravo ragazzo e ti salverai. Per quanto concerne il cast Carpenter disse: Jamie Lee non era la prima scelta per la parte di Laurie. Non avevo idea di chi fosse. Aveva 19 anni e all’epoca era in uno show televisivo, ma io non guardavo la TV. La sua prima scelta era caduta su Anne Lockhart, attrice nella serie tv Battlestar Galactica e figlia della famosa June Lockhart. Lockhart, tuttavia, aveva preso impegni per altri progetti e Carpenter, dopo aver scoperto che la madre di Jamie era Janet Leigh, che aveva recitato in Psyco si convinse che fosse la scelta giusta, quasi un segno del destino. Debra Hill disse: Far recitare Jamie Lee sarebbe una grande pubblicità per il film perché sua madre ha recitato in Psyco. Per Jamie fu il primo ruolo nel cinema ottenendo anche il meritato appellativo di reginetta dell’urlo per la sua particolare ugola sfascia orecchie. Per il ruolo del dottor Loomis che ha in cura Michael Myers la prima scelta si era indirizzata su Christopher Lee, che però rifiutò così come rifiutò Peter Cushing. Allora la scelta definitiva cadde su Donald Pleasence (attore abituato a recitare in grandi produzioni ma anche in film a basso costo, lo ricordiamo per esempio in Altrimenti ci arrabbiamo conBud Spencer e Terence Hill). Poco dopo aver accettato la parte, Donald disse al regista: Non capisco il copione e non mi piace. L’unica ragione per cui ho accettato è perché il tuo primo film è piaciuto molto a mia figlia.
Oltre ai due protagonisti il cast comprende attori semi esordienti rimasti nella storia proprio per la partecipazione ad Halloween. Per la parte di Michael Myers fu scelto Nick Castle, amico fraterno di Carpenter dai tempi dell’Università (anche se nella sequenza in cui per brevi secondi il killer mostra il suo viso si tratta di un giovane ragazzo biondo che era estraneo al film). Il successo del film come anticipato è da attribuire al genio di Carpenter ormai considerato una leggenda della storia del cinema di genere fantahorror ma di certo fondamentale è la figura del Villain perchè rispetto agli altri killer già apparsi sullo schermo la sua natura è legata all’idea del male puro, supremo, qualcosa che pone Myers sui binari del soprannaturale, quasi fosse una sorta di demone, cosa che il dottor Loomis sottolinea allo sceriffo di Haddolfield:
Guardi dottore!
Che cos’è?
Un Cane. Sbranato.
È ancora caldo, povera bestia! È stato lui!
Ma via dottore sarà stato un altro cane!
Lei crede eh?
Un uomo non sbrana. Lui non è un uomo…
Più tardi il dottor Loomis continuerà sottolineando con testuali parole che LUI E’ IL MALE.
E del resto ciò è confermato dalla sua invincibilità, infatti si rialza dopo ogni colpo di pistola incassato. Dell’origine del killer si sa ben poco a parte ciò che vediamo nella prima inquietante sequenza in cui uccide la sorella quando non aveva ancora dieci anni, un mistero che quindi accresce di pathos la sua figura; errore che farà invece il musicista e regista Rob Zombie autore del remake in due parti Halloween The Beginning e Halloween II, dove, nel voler spiegare come Myers sia diventato quello che è, ci mostra tutto, troppi eventi, dal dramma familiare alle violenze in manicomio, appiattendo, a mio parere, il personaggio. Il successo del film ha dato vita a molti sequel (ben undici), dei quali solo il secondo Halloween 2 il signore della morte è degno di nota perché figura buona parte del cast di attori e della troupe (Carpenter però è produttore e sceneggiatore mentre la regia è affidata a Rick Rosenthal) della prima pellicola e perché rappresenta il seguito temporale riallacciandosi al finale del primo film.
Halloween si sa è una festa da vivere in armonia condendola di macabra ironia, ma se volete seguire il mio consiglio conditela con questo cult intramontabile del cinema horror perché quella notte è la notte delle streghe e non sarebbe perfetta senza la sua ombra…
©Sergio Di Girolamo