La notte del Drive In: Recensione

 La notte del Drive In: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 2004-2008(parte3)

Autore: Joe R. Lansdale

Casa editrice: Einaudi

Traduttore: D. Zinoni- A. Colitto(parte3)

GIUDIZIO
5/5

Nel fine settimana Jack e i suoi amici hanno un unico obiettivo: andare all’Orbit, grandissimo Drive-In dotato di tre schermi super panoramici su cui vengono proiettati film horror di serie B. Una sera però una misteriosa cometa precipita nei dintorni circondando il posto con un muro di oscurità dal quale non è possibile fuggire e oltre al quale c’è solo la morte. Sarà l’inizio di un delirante viaggio per tutti gli intrappolati verso orrori di ogni tipo nel quale il termine sopravvivenza diverrà la parola d’ordine.

La notte del Drive- è l’opera che ha lanciato nell’olimpo degli scrittori di genere Joe R. Lansdale. Texano di nascita, Lansdale è famoso per il suo stile corrosivo e iper ironico, aspetti presenti nelle tre parti che compongono questa piccola bibbia del pulp. Pulp è la parola giusta per definire lo stile di questa saga perché merda, budella, sangue e sesso sono elementi cardine di tutta la storia narrata nella saga. Il primo libro ci narra di individui intrappolati nel Drive-In, che presto iniziano a radunarsi in comunità affamate prima di pop corn e cioccolata, ben presto di qualunque cosa sia commestibile, compresa la carne umana. Sotto gli schermi panoramici nei quali vengono proiettati sempre gli stessi film a rotazione continua, si sfalda ogni morale e decade ogni pregiudizio; così mentre la gente uccide per la carne altri copulano come bestie in calore mentre altri tentano, invano, la fuga attraversando il muro di pece nero. La voce narrante è quella di Jack che riesce miracolosamente a rimanere “pulito” nonostante le innumerevoli tentazioni. Dopo una parte iniziale più sobria, per quanto si possa definire tale termine adeguato a questo libro, la situazione precipita irrimediabilmente, specialmente dopo l’avvento del Re del Popcorn: un umanoide formato da due esseri umani fusi tra loro attraverso una scarica elettrica di natura sovrannaturale. In seguito accade veramente di tutto: cannibalismo, necrofilia, infanticidio, violenza allo stato puro, ovvero l’homo homini lupus espresso nella migliore maniera. Ogni bassezza umana viene descritta da Lansdale in modo diretto e senza fronzoli e, per chi ha uno stomaco debole, potrebbe essere un pasto veramente indigesto. A bilanciare cotanto male lo scrittore texano condisce il tutto con un’incisiva dose di umorismo nero che, a mio avviso, è uno dei punti di forza del libro (e direi di tutto lo stile narrativo dello scrittore). Più volte, infatti, non si resiste alla tentazione di ridere. Le frasi sono studiate ad hoc per divertire e stemperare la tensione narrativa.
Drive-In 2 continua sulla scia lasciata dal primo capitolo e, mentre la gente sopravvissuta inizia a sfollare l’Orbit, nuove presenze inquietanti fanno il loro ingresso in scena e Jack e company devono vedersela con dinosauri affamati, ombre assassine e  nastri di pellicole letali come serpenti che adornano alberi di foreste amazzoniche.
Jack fa la conoscenza di nuovi personaggi, soprattutto di Grace che, col suo lungo monologo, diventa protagonista di questo secondo capitolo. Grace è una sventola bionda senza pudore, abilissima nelle arti marziali e che diventa ben presto leader del gruppo. Il suo obiettivo primario è quello di eliminare colui che ha ucciso i suoi amici e tentato di violentarla, ovvero Hopalong Cassidy, il personaggio “cattivo” che sostituisce degnamente il Re del Popcorn. Se nel primo capitolo della saga le citazioni cinematografiche sono parte indissolubile della trama, nel Drive-In 2 diventano fondamentali. Il personaggio di Hopalong è eloquente in tal senso, considerato che è un ragazzo-tv che si ritrova uno schermo al posto della testa, capace di riprodurre al suo interno ogni tipo di spettacolo televisivo. Realtà e finzione allora diventano elementi su cui riflettere mentre Jack cova sempre più il sospetto che tutto quello che succeda sia alla fine un film realizzato da registi alieni che si trovano nei “piani alti”. Anche in questa seconda parte non mancano scene raccapriccianti (una su tutte le bravate cannibalesche della piccola Sue Ellen) e le scene super ironiche (l’evirazione di Banditore), come visioni apocalittiche (la montagna di televisori accatastati uno sull’altro nel quale Hopalong Cassidy si avventura per ricevere il miracoloso potere televisivo, quasi fosse un novello Mosè dell’etere).

Nella terza parte, Drive in 3 la situazione si fa ancora più delirante ed è narrata sempre da Jack che scrive sul suo diario tutto ciò che accade. In questo capitolo c’è soprattutto la voglia di fare chiarezza sull’esistenza grama a cui sono costretti i nuovi abitanti della terra. Allora Jack e soci partono con un autobus scolastico alla volta di un orizzonte misterioso, con l’obiettivo di conoscere la verità. L’avventura porta i nostri ad affrontare maremoti di proporzioni bibliche e a sopravvivere dentro la pancia di un gigantesco pesce di nome Ed (evidente citazione di Pinocchio), in compagnia di esseri umani cannibali.

Usciti in maniera singolare dal pesce, Jack e i superstiti della compagnia trovano il modo di salire nei “piani alti” dove presto si trovano di fronte al loro destino e scoprono una scomoda verità che sa molto di teatro pirandelliano o di  visioni lisergiche alla Philip Dick.
Leggere questa saga dello scrittore più originale degli ultimi anni e proprio uno spasso: tra visioni raccapriccianti e fragorose risate il tempo scorre via veloce e alla fine si vorrebbe ricominciare a leggere tutto da capo per riprovare nuovamente le stesse piacevoli sensazioni. In fondo sarebbe come assistere a un bel film, magari di serie B, proiettato di continuo in una Drive-In dal singolare nome di Orbit.

©Sergio Di Girolamo

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