After.life: Recensione

 After.life: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 2009

Regia: Agnieszka Wojtowicz-Vosloo

Sceneggiatura: Agnieszka Wojtowicz-Vosloo

Cast: Liam Neeson, Justin Long, Christina Ricci, Chandler Canterbury

GIUDIZIO
3/5

Anna, una giovane professoressa, ha una vita monotona, ogni giorno ripete sempre le stesse medesime azioni. Sembra che viva soltanto perchè ormai è venuta al mondo, ma non sa che le cose stanno per cambiare. Una sera, dopo una lite con il suo ragazzo, ha un incidente con l’auto; subito dopo si sveglia su un lettino da obitorio e vede Elliot, la persona che si occupa di preparare le salme. Lui le spiega che, anche se a lei sembra di essere ancora viva, in realtà è nel limbo che precede la morte e che lui riesce a comunicare con lei tramite la sua capacità di parlare coi morti.

Il film è giocato per tutta la sua durata sul filo dell’ambiguità. Se da un lato vediamo Anna, la ragazza che sembra presa in trappola da un mostro e che sente ancora la vita scorrere dentro di se, nonostante sia in procinto del suo stesso funerale, dall’altra abbiamo Elliot, personaggio carismatico che possiede il dono di parlare con i defunti e che quindi cerca di accompagnare la smarrita e spaesata anima della ragazza sulla soglia del trapasso. Questo nucleo centrale è circondato di piccoli dettagli che però possono essere d’aiuto allo spettatore per trarre le sue conclusioni personali. C’è il ragazzino facente parte della vecchia classe di Anna, deriso da tutti e trascurato dalla madre e che sembra avere anche lui lo stesso dono di Elliot. C’è il ragazzo di Anna, ossessionato dall’idea che lei possa essere ancora viva e che cerca in tutti i modi di vederla prima del funerale. I dettagli finali invece sono quelli che completano il quadro generale della situazione. Lo strambo Elliot, peraltro magistralmente interpretato da Liam Neeson, dice di avere questo dono ed effettivamente parla con i defunti per tutto il film, ma come mai Anna è l’unica fra questi che cammini parli con lui e che voglia andarsene da li? Il ragazzino della scuola, vediamo benissimo che vive con la madre, ma questa non accenna ad un movimento, ad una normale azione quotidiana, sembra pietrificata, come se fosse in coma davanti alla TV. E se fosse già morta da tempo? Ovviamente il povero ragazzino non può saperlo, visto che non è a conoscenza delle sue misteriose doti. Ma le sequenze che fanno veramente “intrippare” lo spettatore sono, a mio parere, due: la prima è questa continua azione di somministrare una misteriosa sostanza ad Anna; Elliot le dice che serve a far rilassare i muscoli, ma potrebbe anche ridurre al minimo le funzioni vitali e farla sembrare morta agli occhi di terzi. La seconda riguarda sempre il ragazzino, che dopo aver parlato del suo dono con Elliot, torna a casa, prende la scatola di scarpe contenente un piccolo pulcino (la teneva in camera), si reca in giardino e li seppellisce la povera bestiola viva, dicendo che “era meglio così”. Questa recensione risulterà un pò strana, ma…è “colpa” del film. Invece di dare solamente opinioni tecniche ho preferito condire il tutto con i miei dubbi e considerazioni in merito. Se anche tu che stai leggendo, dopo aver visto il film trarrai le mie stesse considerazioni, allora vorrà dire che la pensi come me, ovvero: After Life è un ottimo prodotto, riesce a miscelare drammaticità, staticità e suspense in maniera magistrale. Il cast gode delle ottime interpretazioni di Liam Neeson e Cristina Ricci, che con il loro operato rendono ancora più ottimo il prodotto. Se non amate abbastanza la vita, vi consiglio di guardare cosa c’è dopo…

© Alessandro Marzi

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