White God – Sinfonia per Hagen: Recensione

 White God – Sinfonia per Hagen: Recensione

Nazione
Ungheria, Svezia, Germania

Anno
2014

Regia
Kornél Mundruczó


Sceneggiatura
Kornél Mundruczó, Viktória Petrányi e Kata Wéber


Produzione
Proton Cinema, Pola Pandora Filmproduktions, Filmpartners


Cast
Luc & Body, Zsófia Psotta, Sándor Zsótér, Lili Horváth, László Gálffi,

GIUDIZIO
5/5

Lili è una ragazzina di 13 anni, che deve andare a vivere con il padre a causa di un prolungato impegno di lavoro all’estero della madre. Porta con sé il suo cane, un meticcio di nome Hagen al quale è molto affezionata. Purtroppo il genitore non ha alcuna intenzione di averlo per casa, in più una disposizione di legge obbliga chi possiede un cane che non sia di razza a pagare una forte tassa, per questo motivo molti padroni stanno abbandonando gli animali nei canili. Lo stesso farà il padre di Lili abbandonando però Hagen in strada. La giovane padroncina è sconvolta e si mette alla ricerca dell’animale. Lili e Hagen vivranno esperienze parallele, sperimentando la durezza di un’esistenza a contatto con gente cinica e senza scrupoli fino a quando l’animale non libererà dalla prigionia centinaia di suoi simili assetati di vendetta verso quel “Dio bianco” violento e approfittatore che è l’uomo.

Scrivere recensioni di pellicole che hanno protagonisti i cani è emozionante, specialmente per chi, come il sottoscritto, ama alla follia queste meravigliose creature. E’ emozionate perché nella maggior parte dei casi sono storie intense, piene d’amore ma anche di situazioni struggenti  che ti scuotono, lasciandoti inerme di fronte a un interrogativo d’obbligo: se i cani sono i migliori amici dell’uomo  si può dire il contrario? Credo proprio di no. Dopo aver asciugato le lacrime che, irrimediabilmente, vengono fuori dalla visione del film, posso affermare che il bravo regista ungherese Kornél Mundruczó ha realizzato un capolavoro. La prima parte della storia è più statica ma molto poetica, soprattutto quando assistiamo alle scene che vedono protagonisti Lili e Hagen e il loro rapporto sincero, perché sono due creature ancora innocenti: una bambina che non ha ancora sperimentato i drammi del passaggio all’età adulta e un cane che non ha conosciuto la cattiveria umana. Poi si viene decisamente scombussolati dalle scene struggenti che riguardano l’abbandono di Hagen e i destini dei due amici, soprattutto quello del cane che ne passerà veramente di brutte: prima sarà cacciato dagli accalappiacani, poi venduto da un barbone a un uomo cinico e senza scrupoli che lo addestra per dei sanguinari  combattimenti clandestini tra cani. Nel frattempo anche Lili, che non si da per vinta e tappezza la città di manifesti, trova il modo di sperimentare il lato più stupido e selvaggio dell’essere umano. Prima si scontra con l’insipido maestro di musica che gestisce la scuola nel quale si reca per suonare la tromba poi, invaghitasi di un suo compagno, accetta di seguirlo in discoteca dove sperimenterà gli eccessi dell’alcool e verrà arrestata per possesso di stupefacenti. La perdita dell’innocenza per i due protagonisti avrà risvolti importanti. Lili si pentirà e sarà accolta finalmente dal padre che, nel frattempo, ha avuto modo di riflettere sui suoi sbagli mentre Hagen, fuggendo dal suo aguzzino, viene catturato dagli accalappiacani e rinchiuso in canile. A questo punto vi è la svolta del film. La seconda parte è più movimentata ed è anche il motivo per cui questo film si trova tra le recensioni di TheFear. Hagen infatti sfugge al controllo delle guardie del canile e riesce a liberare i suoi simili. Da quel momento in poi un’orda di randagi si aggira per la città a caccia di quegli uomini che gli hanno fatto del male. In particolare Hagen si scaglierà contro chi l’ha ridotto in quello stato, trasformandosi in un cane violento e assetato di sangue, quasi posseduto da un demone. Solo l’incontro con la piccola Lili potrà farlo tornare nuovamente un cane buono con l’innocenza che contraddistingue la sua specie. Tutto ciò lo vediamo nella più bella scena del film che è anche quella finale in cui è impossibile non commuoversi. Il film ha diverse chiavi di lettura. Da un lato è una metafora sulla lotta sociale tra gli emarginati della società, incarnati dai cani, e il potere costituito, dall’altro è un film horror ascrivibile al filone dell’eco revenge che annovera tra gli altri capolavori come Gli Uccelli di Hitchcock, Il GrizzlyL’orca assassina, solo per citarne alcuni, in cui gli animali e la natura si ribellano all’uomo corrotto e approfittatore.
La pellicola non è esente da difetti. Probabilmente la parte più horror è girata frettolosamente e alcune soluzioni sono magari improbabili (in effetti alcune vittime sembrano essere state uccise da sadici serial killer piuttosto che da cani feroci, con tanto di spruzzate di sangue in puro splatter spinto) però è chiaramente una scelta stilistica del regista, evidentemente appassionato al genere. Ciò, ovviamente, è nulla di fronte alla bellissima storia e ad alcune sequenze da antologia (oltre a quella finale citerei la prima scena con la città deserta e Lili che in bici ne attraversa le vie circondata dai suoi amici a quattro zampe). Un grande plauso agli attori in particolare a Luc & Body, i due cani che interpretano Hagen e all’esordiente Zsófia Psotta nella parte di Lili. Il film, neanche a dirlo, ha vinto il Festival di Cannes 2014 nella sezioneUn Certain Regard.

Sergio Di Girolamo