The Addiction: recensione

 The Addiction: recensione


Nazione
USA

Anno
1995

Regia
Abel Ferrara

Sceneggiatura
Nicholas St. John

Produzione
Preston L. Holmes, Russell Simmons

Cast
Lili Taylor, Annabella Sciorra, Christopher Walken, Edie Falco

GIUDIZIO
4/5

Kathleen Conklin frequenta la facoltà di filosofia  all’Università di New York. La sua tesi si basa sulla ricerca dell’origine del male nella natura umana. Una notte viene catturata da una vampira che la scaraventa in un vicolo e la morde al collo. Kathleen accusa un’iniziale malessere e non capisce cosa le stia succedendo, fin quando il bisogno di sangue non diventa una dipendenza incontrollabile.

Reputo The Addiction  – Vampiri a New York (come recita il sottotitolo italiano) uno tra i più bei film dedicati ai succhia sangue.  I motivi sono molteplici. Partiamo dal contenuto profondo insito nella pellicola (e in fondo in tutta la filmografia del cattolico Abel Ferrara), e cioè la dipendenza dell’uomo dal male e la lotta infinita per raggiungere la redenzione e la pace. L’uomo è pregno di male, è un marchio che si porta vergato a fuoco nella carne. Prima di essere infettata da un male misterioso e oscuro come il vampirismo,  vediamo Katheleen riflettere proprio su questo argomento, accostandosi ad alcuni degli eventi più truci della storia dell’uomo, come l’Olocausto. Per lei la razza umana non ha speranza di salvezza, il suo è un pensiero assolutamente nichilista e lo fa citando le riflessioni di filosofi e scrittori trai quali Burroughs e Feuerbach. Poi ella stessa diviene strumento di dannazione, cellula impazzita che deve violentare e uccidere per alimentarsi. Eppure quell’essere vampira la rende una sorta di tossicodipendente del sangue (in una scena la vediamo iniettarsi il sangue di una vittima nel braccio attraverso una siringa) creando così un parallelismo concettuale con il tema della tossicodipendenza e dei vizi. Vizi che spesso sono necessari per ottundere momentaneamente il dolore, il male. A un certo punto lei dice: La dipendenza ha una duplice natura, da un lato soddisfa lo stimolo che scaturisce dal male, ma dall’altro ottunde la percezione, cosicché viene meno la coscienza del nostro stato. 
Katheleen non si ferma dinanzi a niente e nessuno e la sua fame di sangue è irrefrenabile al punto da cibarsi avidamente anche degli amici e del suo professore di filosofia. Il male in lei ha raggiunto un livello superiore e misconosciuto. Quello che però sembra un insaziabile dipendenza viene smontata dalle indicazioni che riceve da un altro vampiro che incontra nella la city, che si chiama Peana, che le spiega come si possa gestire la cosa (lui riesce a mantenere anche lunghi periodo di astinenza), a un certo punto le dice che è in astinenza da quarant’anni e poi che: si impara a controllarsi, si impara come i Tibetani, a vivere con quasi niente. 
Katheleen non sembra riuscire a contenere questo bisogno di uccidere per alimentarsi, e la sua festa di laurea si trasforma in un orgia vampirica nel quale partecipano anche coloro che lei ha infettato. Nel cinema di Abel Fearrara però c’è sempre una luce di speranza e nelle ultime scene vediamo Kathleen confessarsi con un prete che alla fine la benedice mentre un crocifisso troneggia su di lei dentro la camera di un ospedale nel quale è ricoverata dopo l’orgia di sangue. L’altro motivo che mi spinge ad amare alla follia questo film è la messa in scena e l’ambientazione metropolitana. Ferrara è un regista “metropolitano” che ama e conosce New York come le sue tasche. La strade, i negozi, i vicoli, gli scorci avocativi, tutto è ripreso in modo viscerale, sentito. Noi siamo immersi dentro New York e ne respiriamo l’aria notturna. Questo “viaggio cinematografico” ci è reso agevole anche grazie a una fotografia in bianco e nero fantastica (osservare bene la bellissima scena all’interno del vicolo quando la protagonista viene morsa dalla vampira) che strizza l’occhio all’espressionismo tedesco.  La musica  poi è la ciliegina sulla torta, i brani sono composti dai Cypress Hill gruppo newyorkese in voga negli anni novanta e tra i capostipiti dell’Hip Hop che ci catapultano come fossimo globuli rossi nelle arterie della city, in particolare nei suoi bassifondi. La protagonista, Lily Taylor, è bravissima e Christopher Walken, che interpreta Peana, contribuisce a infondere nel suo personaggio la sua tipica area da eterno maledetto. The Addiction è si un film su vampiri, ma ha pretese più alte e il regista ci spinge spesso alla riflessione sul concetto di male. Noi dovremmo cercare di allontanarci in modo deciso da esso, dalla dipendenza e dai vizi, evitando di lasciarci sedurre come invece spesso accade. Ed è per questo che nel film i vampiri chiedono alle vittime: Guardami e dimmi di andare via, non tanto per dire, ordinamelo. 

Sergio Di Girolamo