Under the skin: Recensione

 Under the skin: Recensione

 

Nazione: Usa

Anno: 2013

Regia
Jonathan Glazer
Sceneggiatura
Walter Campbell, Jonathan Glazer
Produzione
James Wilson, Nick Wechsler Co-produttori: Alexander O’Neal, Gillian Berrie
Cast
Scarlett Johansson, Paul Brannigan, Jessica Mance

GIUDIZIO
5/5

Un essere alieno si inocula dentro il corpo di una giovane e attraente ragazza. Lo scopo è girare la Scozia al fine di sedurre gli uomini per poi ucciderli e ricavarne carne e sangue per la propria specie. L’attività dell’aliena dura fino a quando non percepisce alcuni aspetti dell’animo umano che riescono a toccare delle corde profonde vibranti compassione…

Lo sperimentalismo al cinema non e’ sempre sinonimo di opera riuscita, spesso i registi che rischiano in nome della ricerca artistica finiscono per irritare i critici e le platee di spettatori che rispondono snobbando le loro opere alla ricerca invece di film meno complessi e autoriali e più “rassicuranti”.  Ancora oggi ci sono spettatori che evitano le pellicole di un genio della settima arte come David Lynch a causa delle sue visioni spiazzanti e, a detta di molti, confusionarie. Entrare in quel livello che io invece definirei “superiore” della percezione artistica e’ un rischio che, chi vuol correrlo, deve farlo con la consapevolezza di entrare in una dimensione altra, capace di inquadrare il mondo e la realtà in modo più complesso e  profondo, forse inquietante, ma certamente più autentico. Fatta questa premessa posso certamente affermare che Under the Skin appartiene proprio a questa categoria di film. Nel film di Glazer si respira proprio un’aria lynchiana, e’ un film molto affascinante che attrae quello spettatore che si lascia  trasportare in un ipnotico connubio di immagini e suoni evocativi al punto da portare la mente in  luoghi lontani dalla dimensione tangibile. Jonathan Glazer avrebbe potuto dirigere una pellicola di fantascienza di alieni, utilizzando gli stilemi classici del genere: effetti speciali strabilianti, azione, dischi volanti e, avendo una così donna sexy e letale come protagonista, magari bissare il successo di una pellicola ipercinetica e sanguinaria come Specie Mortale del 1995.
Invece il suo tocco asciutto, quasi asettico, ci permette di seguire le vicende di questa bellissima creatura dello spazio (in realtà’ questo splendido involucro umano) rallentando i fotogrammi per farci entrare in sintonia con le riflessioni e le percezioni della creatura aliena. Punto di forza e’ certamente l’ambientazione metropolitana in cui si svolge la vicenda, sono molto evocative  le sequenze ambientate nelle strade principali o nelle periferie scozzesi, nonché nei posti in cui gli umani si radunano quotidianamente quali, per esempio, i centri commerciali, dove la nostra cacciatrice sexy si aggira famelica. Un altro punto a favore di Under the Skin è certamente l’aspetto erotico affidato al bellissimo fisico della protagonista Scarlett Johansson che qui, per la prima volta al cinema, ci mostra il suo bel nudo integrale e che interpreta il ruolo, a mio parere, molto bene togliendo tanta recitazione classica ma lasciando che sia il corpo a parlare in sequenza in cui domina il silenzio  (gli sguardi fissi in camera o davanti allo specchio mentre analizza il suo nuovo corpi sono molto più eloquenti di  sequenze parlate). Questi aspetti non sono casuali ma rispecchiano il marchio di fabbrica di un autore dallo stile elegante che ha finora realizzato pochi film (tre in tredici anni ma ha una solida carriera negli spot e nei videoclip) ma che dimostra una sensibilità acuta nel costruire comparti visivi e sonori molto affascinanti, nella fattispecie basta vedere le scene in cui l’alieno cattura le sue prede. All’inizio di questa recensione dicevo del rischio che corre un regista nell’affidarsi a uno stile autoriale un pò criptico e non per tutti. Alcuni ne hanno fatto un marchio di fabbrica costruendoci una solida carriera, per esempio Stanley Kubrick ( e la citazione non casuale dato che nel film di Glazer ci sono di certo molti riferimenti a 2001 Odissea nella spazio). Al di là di critiche della prima ora o di platee assonate, il film di Glazer ha ricevuto molti elogi e diverse nomination in molti festival. Personalmente lo reputo un film da vedere, anzi proprio un piccolo cult, ma lo consiglio veramente solo se si è pronti a fare un salto nel vuoto abbandonandosi completamente alla visione con tutti i sensi viaggiando così in quello spazio profondo e spesso insondabile della propria anima… 


©Sergio Di Girolamo