David Lynch

 David Lynch

Visione alterata della realtà, sogni, incubi, perversioni sessuali, situazioni conturbanti, lacerazioni interiori, deragliamento psicologico: questi sono alcuni termini che  possono definire l’arte di questo sensazionale regista visionario. Lynch oggi è considerato uno fra i più importanti cineasti viventi, ma è un  regista che ha una sua visione dell’arte molto personale e che segue una filosofia cinematografica che si sposa in modo prepotente con la pittura e il sonoro: veri e propri elementi cardine delle sue pellicole. Certamente Lynch è un autore che non può essere compreso da tutti.; guardare un suo film può voler dire deragliare in un mondo alternativo in cui si perdono i punti di riferimento e si rimane ipnotizzati dalle immagini e dagli effetti sonori ultra amplificati fino a provare una sorta di vertigine. Classe ’46, nato a Missoula nel Montana, il giovane David ha già le idee chiare, la scuola serve a poco la cosa più importante e disegnare e dipingere, così a 19 anni viene ammesso alla Pennsylvania Academy of Fine Arts di Philadelphia, dove si stabilisce definitivamente con la famiglia. Nel ’66 inizia a girare i suoi primi cortometraggi e nasce nella sua mente il progetto per un ambizioso lungometraggio dal titolo Eraserhead che impegnerà il regista per i successivi cinque anni portandolo a uno sfinimento fisico e un tracollo economico. Eraserhead è un’opera prima atipica, allucinata, surrealista, girata in bianco e nero espressionista, il film viene accolto dalla critica come una vera e propria opera d’arte. Da lì in poi Lynch avrà la strada spianata per il successo. Viene contattato da George Lucas per dirigere Il Ritorno dello Jedi ma rifiuta concentrandosi invece sulla vera e struggente storia dell’uomo elefante, John Merrick, nel bellissimo The Elephant Man prodotto da Mel Brooks e candidato a 8 nomination all’oscar (scandalosamente non ne vincerà nessuna). Il film rafforza la credibilità di Lynch che viene assunto da De Laurentis per dirigere il colossal fantascientifico Dune. Il film è un enorme fiasco ma la colpa non è del regista quanto piuttosto del produttore che pretende di modificare il montaggio iniziale (giudicato troppo lungo). Per farsi perdonare De Laurentis da carta bianca a Lynch per il successivo film: Velluto Blu, noir eccezionale con Isabella Rossellini invischiata in storie di sesso perverso e viaggi allucinati nella mente di gente poco raccomandabile. Il film sancisce una volta per tutte la poetica perversa e straniante del cinema del regista che, in seguito, affonderà i colpi con altri noir allucinati e fuori dalle righe come Cuore Selvaggio, Palma d’oro a Cannes nel ’90, in cui il regista miscela noir, road movie, e citazioni dal mago di Oz,  il misterioso Strade Perdute del ’97 in cui viene affrontato il tema del doppio, il capolavoro Mulholland Drive del 2001 dove tra echi bergmaniani  e colassi onirici  Lynch ci sconvolge con una trama che si inerpica in territori inquietanti dal quale difficilmente si può venire fuori e l’unica cosa che  ci rimane da fare è abbandonarci completamente ai suoi deliri, anche qui riecheggia il tema del doppio con una strizzata d’occhio al solare (ma non troppo) mondo cinematografico in quel di Hollywood.  Nel 2006 Lynch realizza  Inland Empire, film che, a detta del regista, è la summa di tutta la sua arte, e in effetti la pellicola amplifica tutte le visioni ossessive di Lynch attraverso una storia senza una trama ma con mille trame che si collegano tra loro attraverso fili invisibili. Dopo la visione di Inland Empire si rischia seriamente di perdere le coordinate del reale per finire in un’altra dimensione angosciante e  conturbante ma affascinante allo stesso tempo. Interpretato da una straordinaria Laura Dern, attrice prediletta del regista, Inland Empire ad oggi è l’ultimo lungometraggio del regista. La fama planetaria di David Lynch però è  legata alla mitica serie Tv che ha realizzato negli anni novanta insieme a Mark Frost dal titolo I segreti di Twin Peaks, in sole due stagioni il serial è diventato un’icona degli anni novanta per la quale il regista scrive una sceneggiatura geniale e spiazzante, capace di toccare vari generi tra cui l’amato noir, la fantascienza e persino l’horror. Il regista dirige alcuni episodi mentre gli altri vengono affidati a capaci collaboratori. Dopo una pausa lunga venticinque anni ( che Lynch aveva già previsto quando fa dire a Laura Palmer rivolgendosi a Cooper: ci rivedremo tra 25 anni) il regista nel 2017 torna a dirigere la terza stagione di Twin Peaks ed è un capolavoro assoluto, come per Inland Empire dentro il nuovo Twin Peaks c’è tutta la summa dell’arte di questo visionario artista totale, capace di imprimere la sua visione dell’arte attraverso diversi media oggi, in particolare la pittura che è sempre stato il suo primo amore. Il cinema di Lynch non ambisce a dare risposte o prendere delle posizioni definite, vedere una delle sue opere significa lasciarsi andare, come quando ci si tuffa da una grande altezza senza sapere quanto profondo è il precipizio o se c’è o meno un fondo.

© Sergio Di Girolamo

Filmografia 

Eraserhead – La mente che cancella (Eraserhead) (1977)
The Elephant Man (1980)
Dune (1984)
Velluto blu (Blue Velvet) (1986)
Cuore selvaggio (Wild at Heart) (1990)
Fuoco cammina con me (Twin Peaks: Fire Walk with Me) (1992)
Strade perdute (Lost Highway) (1997)
Una storia vera (The Straight Story) (1999)
Mulholland Drive (2001)
Inland Empire – L’impero della mente (Inland Empire) (2006)
Twin Peaks: The Missing Pieces (2014)
Twin Peaks – The Return (2017)

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