Saw: recensione

L’oscurità intorno.
Neanche il benché minimo accenno di luce.
Poi, ad un tratto, qualcosa si accende, allora tutto comincia ad essere più chiaro e rassicurante.
Due uomini incatenati ai due lati della stanza, che non sanno perché, si trovano in quel luogo, e un corpo senza vita tra di loro, al centro di quello spazio lercio e puzzolente.
Una voce sconosciuta, man mano che il tempo avanza, svela cose sempre più personali su di loro, i loro segreti, il loro passato, schierandoli senza via di scampo l’uno contro l’altro.

Trama ricca di suspense, terrore e mistero quella che nel 2004 ha dato un vero e proprio scossone al cinema horror, praticamente una grande insalata alla quale non manca nessun ingrediente, anzi!
Partenza subito a razzo che inchioda lo spettatore alla poltroncina e lo porta, man mano che la pellicola scorre, a porsi sempre più quesiti.
Strutturato in maniera eccellente, SAW a mio avviso è uno degli horror più riusciti dell’ultimo decennio, ma non solo per la genialità della trama e l’originalità della storia.
Ha suscitato indubbiamente delle discussioni in merito ai suoi contenuti, anche per il fatto di mettere lo spettatore di fronte a situazioni mentalmente folli, “sperare di cavarsela sulla pelle di un altro” è il messaggio velato che lancia, ma ai giorni nostri risulta un prodotto vincente proprio grazie anche a questo aspetto.
Vanta degli attori bravissimi, calati perfettamente nel loro ruolo, ciò fa si che chiunque guadi il film non può non immedesimarsi in loro. Per quanto riguarda l’aspetto splatter, chiunque ha visto i vari Saw II, Saw III, ecc, si sarà accorto che il primo della stirpe è il meno sanguinolento.
Non mancano scene al limite del gore ma a mio avviso è una violenza non gratuita, mirata in alcuni punti e sapientemente inserita al posto giusto. Per concludere, SAW è un ottimo prodotto, consigliato a tutti gli amanti del genere e a chi, come me, piace idagare sule falle malate della psiche umana.

©Alessandro Marzi