Inferno: Recensione

 Inferno: Recensione

Nazione
Italia

Anno
1980

Regia
Dario Argento

Sceneggiatura
Dario Argento

Produzione
Claudio Argento 

Cast
Leigh Mc Closkey, Daria Nicolodi, Ania Piedoni, Alida Valli, Eleonora Giorgi, Irene Miracle

GIUDIZIO
4/5

In un vecchio palazzo di New York, Rose Elliot, giovane poetessa,  ha acquistato dall’antiquario Kazanian un antico libro intitolato Le Tre Madri, scritto da Emilio Varelli, architetto ed alchimista. Tra le pagine del libro, Varelli narra  del suo incontro con tre divinità infernali per le quali ha costruito tre dimore malefiche, due in Europa e una a New York. Rose capisce di trovarsi proprio in quest’ultima e dopo aver scritto una lettera a suo fratello Mark, residente a Roma,  segue le indicazioni del testo scendendo nel sotterraneo del palazzo alla ricerca di una presunta Seconda Chiave citata nel libro. La sua indagine la porterà presto a scoprire verità nascoste che confermano quanto spiegato nel mefistofelico libro di Varelli.

Con Inferno Dario Argento prosegue il discorso sulle streghe iniziato con  Suspiria. L’argomento stregonesco qui viene approfondito da una riflessione sul tema universale del male e della morte, elementi imprescindibili quando si tratta di parlare delle famose tre madri latrici di dolore.

“Le streghe fanno il male. Nient’altro al di fuori di quello. Conoscono e praticano segreti occulti che danno loro il potere di agire sulla realtà, sulle persone. Ma solo, ripeto, solo in senso maligno. […] Il loro scopo è ottenere vantaggi materiali e personali, ma possono raggiungerli esclusivamente con il male degli altri. Con la malattia, con la sofferenza, il dolore e, non di rado, con la morte di coloro che prendono di mira per una qualsiasi ragione.” dice il Professor Milius in Suspiria.

In  Inferno viene aggiunto il fatto che codesto male si è per così dire “installato” nelle tre dimore infernali e nei luoghi limitrofi in cui vivono le madri,  e da lì  esso si propaga nell’umanità. L’ispirazione di base è ancora una volta il libro dello scrittore  Thomas de Quincey,   che ci illustra nei dettagli le tre malefiche regine del male: Mater Tenebrarum (Our Lady of Darkness) · Mater Lachrymarum, (Our Lady of Tears) · Mater Suspiriorum, (Our Lady of Sighs). La sceneggiatura del film è firmata da Dario Argento, ma è ormai risaputo che un ruolo centrale nel parto della stessa sia da attribuire alla moglie Daria Nicolodi, grande esperta di occultismo (e che aveva dichiarato possedere una sua sceneggiatura per chiudere la trilogia sull’argomento Tre Madri). Non si capisce perché il regista non l’abbia almeno citata quale autrice del soggetto, ma è probabile che sulla decisione abbia influito  l’imminente fine del rapporto tra i due (dopo Inferno avvenne infatti la separazione). Inferno, come Suspiria, è un capolavoro. Da qualunque aspetto la si analizzi, è un’opera che conquista per una cura maniacale nei dettagli tipica, per altro, del grande Argento degli anni d’oro. La storia è intrigante, piena di enigmi, misteri e incastri destabilizzanti. Lo stesso palazzo  dall’architettura impossibile, che cela una seconda dimora “sotto la suola delle tue scarpe“, come recita il testo di Varelli, ci fa pensare alle architetture impossibili di Escher (che già veniva citato graficamente in Suspiria). Argento, dentro questi luoghi impossibili, ci immerge i suoi personaggi che, nel perdersi nei meandri oscuri e disarticolati della struttura malefica in quel di New York, o nel sotterraneo di una vecchia biblioteca romana in cui risiede il laboratorio di un demone alchimista, si trovano a subire indicibili dolori e morte. La fotografia è ancora una volta lisergica, affidata non più al bravo Luciano Tovoli, ma al capace Romano Albani ed è caratterizzata da cromie accese che vanno dal rosso al blu al giallo, fondendosi sapientemente con il nero. Per quanto riguarda il comparto sonoro, è vero che mancano i Goblin, che tanto avevano contribuito a innalzare il livello qualitativo delle due pellicole precedenti con delle colonne sonore davvero inquienìtanti, ma qui, il lavoro di Keith Emerson è ugualmente egregio. Non solo per il main theme, incalzante e di sicura presa, ma anche per tutte le parti di pianoforte che accentuano in modo placido ma inquietante i misteri che via via vengono svelati. Punto di forza, come in tutto il cinema di Argento, almeno fino agli anni novanta, è l’aspetto visionario. Il regista romano sa costruire in modo efficace delle scene che assecondano le sue visioni, le sue paranoie e paure, in un connubio perfetto tra immagini e musica. E’ quello che vediamo in alcune delle scene più riuscite del film. Ne cito due che reputo le più intriganti e piene di fascino di Inferno. La prima è l’apparizione di una bellissima e ammaliante strega all’Università romana dalla quale Mark è soggiogato, direi rapito e condotto in una sorta di estasi (si pensa possa essere Mater Lacrimarum, ma non è mai stato  confermato dal regista). Nella scena è coinvolgente il connubio tra immagini e la famosa aria musicale del Va Pensiero dal Nabucco di Verdi, il tutto  viene sublimato da un montaggio  perfetto. L’altra scena è l’immersione di Rose nei sotterranei acquosi del palazzo. In quel caso il mix tra poche note di piano, il silenzio assoluto quando lei e dentro l’acqua torbida e gli effetti sonori quando emerge l’orrore sepolto, contribuiscono a creare una sequenza carica d’angoscia che attanaglia alla sedia lo spettatore. Non mancano  le celebri coreografie sanguinarie degli omicidi. Fra tutte metterei al primo posto la “surreale” scena della morte dell’antiquario Kazanian, uccisore di gatti e divorato dai ratti di fogna; la cruenta scena si chiude con l’inaspettata decapitazione dell’uomo da parte di un macellaio posseduto dalle forze del male. Gli attori sono tutti nella parte, forse il meno convincente è il protagonista maschile, interpretato da Leigh Mc Closkey, tra gli altri ci sono nomi importanti come Gabriele Lavia, Eleonora Giorgi, Daria Nicolodi, Alida Valli, Irene Miracle, la bellissima Ania Pieroni e l’inquietante, e il caso di dirlo, Sasha Pitoeff nella parte di Kazanian.  Nel film Dario Argento ha avuto anche il supporto di Mario Bava che ha suggerito al regista come realizzare alcuni trucchi ed effetti speciali (vedere la scena dello specchio nel finale) e Lamberto Bava come aiuto regista. Inferno è un film sontuoso e affascinante, in cui sono evidenti tutti i marchi di fabbrica dello stile registico visionario e violento di Dario Argento, quello stile che, come purtroppo sappiamo, il nostro ha, irrimediabilmente perso, rovinando persino il terzo capitolo della saga delle Tre Madri con il pessimo La terza madre, pellicola veramente distante anni luce dai capolavori Suspiria e Inferno. Peccato che Daria Nicolodi, venuta a mancare nel 2020, non abbia potuto realizzare il vero terzo capitolo grazie alla sua sceneggiatura e alla possibilità di concretizzarla, da quello che si era sentito dire, dal regista italiano Luigi Cozzi.       

© Sergio Di Girolamo

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