Suspiria: Recensione

 Suspiria: Recensione

Nazione: Italia

Anno: 1977

Regia
Dario Argento
Sceneggiatura
Dario Argento, Daria Nicolodi
Produzione
Claudio Argento
Cast
Jessica Harper, Stefania Casini, Flavio Bucci, Miguel Bosé, Barbara Magnolfi, Alida Valli, Eva Axén

GIUDIZIO
5/5

Al momento in cui scrivo questa recensione il regista italiano Luca Guadagnino ha presentato al festival di Venezia edizione 75 il remake di Suspiria. Il remake di Suspiria ?  E’ mai possibile? Direte voi.
Ok, molti affermano che sia un buonissimo film (al momento io non l’ho ancora visto ma dalle prime immagini del trailer forse da buttare non è) ma il punto è perchè? Sono stati realizzati remake su tantissimi film del passato, molti sono il frutto di operazioni commerciali inutili, qualcuno ha pure superato l’originale (Le colline hanno gli occhi di A.Aja) ma su Suspiria neanche si doveva “sussurare” una cosa del genere! Perchè certi film sono immortali, sono pietre miliari della storia del cinema. Ecco Suspiria targato Argento è una pietra miliare del genere horror, uno di quei quattro o cinque film che veramente ti tolgono il sonno dopo la visione (almeno questo è quello che mi successe quando lo vidi per la prima volta a quindici anni).
Di Suspiria ho presto cominciato ad apprezzare anche altro, soprattutto l’aspetto tecnico e artistico: la sublime regia di Dario Argento, la magistrale fotografia di Luciano Tovoli e le ipnotiche musiche dei Goblin.
Ma partiamo dall’inizio per raccontare la genesi e l’evoluzione del film che molti giudicano il capolavoro del regista romano. Al tempo in cui l’idea di Suspiria fermentava nella mente di Dario Argento (ma è meglio dire che prima si formò nella mente di Daria Nicolodi, moglie del regista e dopo vedremo perchè) ormai egli era considerato un autore di fama mondiale del genere thriller a tinte forti. Solo due anni prima, nel 1975, era uscito Profondo Rosso e l’eco di questo grandioso film rimbalzava ancora tra gli appassionati di cinema della paura e non solo. Perchè con Profondo Rosso Argento aveva dato prova di avere un’abilità registico/visionaria fuori dal comune, qualcosa che ha fatto scuola ispirando tanti futuri registi italiani e stranieri. Ma nel curriculum del regista mancava l’horror tout court, i suoi thriller in fatto di violenza e scene da cardiopalma strizzavano più di un occhio al genere horror e quindi era più che naturale per il regista, (che nel frattempo aveva stretto amicizia con altri autori del genere in campo internazionale) sperimentare su questa categoria. Di idee non ne mancavano: si vociferava una versione del Fantasma dell’Opera (che molto più tardi realizzerà con esiti più o meno disastrosi) anche una versione di Frankenstein, ma la fortuna di Argento fu di avere al suo fianco una vera esperta del soprannaturale: la moglie Daria Nicolodi (già protagonista di Profondo Rosso). Daria Nicolodi era una vera esperta di esoterismo e strane storie, e la fonte di ispirazione primaria della storia che venne realizzata per Suspiria si basa su un fatto reale che lei conosceva da tempo. Molti anni prima era capitato alla nonna dell’attrice, Yvonne Loeb, una famosa pianista, di frequentare in gioventù un’accademia particolare dove oltre alla danza e alla musica insegnavano anche le misteriose arti della magia nera. L’accademia di cui la Nicolodi e Argento non hanno fatto mai il nome fu distrutta, guarda caso, da un incendio e poi ricostruita. Dario e Daria la visitarono diverse volte durante la stesura della sceneggiatura di Suspiria giurando che ancora vi si praticavano le arti oscure (chissà oggi…). Da questo primo, ma sostanziale spunto, Argento e la Nicolodi iniziano a scrivere la sceneggiatura che si arricchisce anche di riferimenti colti sul tema soprannaturale che sempre Daria Nicolodi suggerisce al marito. E’ il caso del libro Suspiria De Profundis (ovvero Sospiri dal Profondo) romanzo scritto nel 1845 dal giornalista e scrittore inglese Thomas de Quincey. Suspiria De Profundis è il seguito di Le confessioni di un mangiatore d’oppio e, a sua volta, verrà seguito da The English Mail-Coach. Il libro si basa su alcuni sogni fatti dall’autore il quale scrisse il libro dopo una visita a Milano e un soggiorno nella casa dei conti Imbonati (piazza San Fedele), incuriosito dalla storia di fantasmi e maledizioni che facevano di casa Imbonati una casa stregata. Tra le pagine del libro, si mette in risalto un sogno fatto da De Quincey quando ancora si trovava ad Oxford. L’autore sostiene di avere sognato la dea latina Levana, che gli presentava tre donne, le “Nostre Signore del Dolore“. Esse hanno tre nomi latini: la prima, la maggiore, si chiama Mater Lacrimarum, “Nostra Signora delle Lacrime”; la seconda delle sorelle è Mater Suspiriorum, “Nostra Signora dei Sospiri”; la terza, la più giovane, è Mater Tenebrarum: “Nostra Signora delle Tenebre”. Grazie a questo libro la sceneggiatura di Suspiria è praticamente completa (dando tra l’altro il via a una Trilogia che proseguirà con il bellissimo Inferno del 1980 e purtroppo col poco riuscito La Terza Madre del 2007). Certo Argento dichiarò più volte di essere stato ispirato anche dalle favole per bambini in particolare Biancaneve nel quale la figura della strega fu per il piccolo Dario (e non solo per lui) una visione folgorante. Più volte il regista ha dichiarato che in fondo Suspiria è proprio una favola nera, come l’avrebbero potuta concepire i fratelli Grimm. Anzi l’intenzione primigenia era proprio quella di utilizzare delle bambine di dodici anni al posto di attori adulti ma poi forse a causa di problemi con la censura non se ne fece più nulla. Per enfatizzare quest’aspetto però Argento, insieme al bravo scenografo Giuseppe Bassan, pensò di ingrandire molto gli oggetti di scena come le grandi porte con le maniglie poste più in alto del normale oppure le inquadrature delle ragazze spesso fatte dall’alto. In fondo anche la protagonista, la splendida Jessica Harper (reduce del successo del Fantasma del palcoscenico di B.De Palma) col suo fisico minuto e gli occhi grandi e innocenti, sembra proprio una bambina. Trovato quindi un argomento horror tra i più utilizzati nel cinema, Argento poté esprimere al meglio tutta la sua ferocia visionaria. Penso che in Suspiria ci siano alcuni degli omicidi tra i più cruenti della storia del cinema horror. La prima folgorante scena bastava nel 1977 a far fuggire parte del pubblico più impressionabile. Le invenzioni di Argento sono memorabili, le scene girate con maestria tengono alta la tensione raggiungendo gradi di insopportabilità per chi non è abituato a visioni così estreme. Ma Argento deve la sua fortuna come detto ai tanti collaboratori che assecondarono e diedero ancora più linfa al suo spirito creativo. Oltre alla moglie Daria Nicolodi, Argento trovò un direttore della fotografia, Luciano Tovoli, pronto ad assecondare il suo gusto visivo e sperimentale. E’ così che per creare un’atmosfera il più vicino possibile al piano soprannaturale che doveva prendere la storia vennero ideate delle soluzioni cromatiche in cui, grazie a una particolare pellicola Kodak, i colori venivano saturati al massimo fondendosi con i corpi dei protagonisti, quasi come se delle colate reali di colore gli fossero gettate sopra (la scena della nottata in palestra, virata in rosso intenso, con la scoperta del sospiro della direttrice, ne è un esempio). Sui Goblin di Claudio Simonetti ogni ulteriore elogio sarebbe superfluo, semplicemente senza questa ipnotica e terrificante colonna sonora alternative(furono utilizzati strumenti nuovi per l’epoca come il sequencer ma anche strumenti antichi per ricreare delle sonorità medievalizzanti come la celesta e il greco bouzuki. Sulle scenografie del già citato Bassan c’era il chiaro intento di ispirarsi allo stile Art Decò e ai disegni e alle pitture di Escher (la via in cui si trova l’accademia si chiama proprio Escher strasse). Sugli attori, come detto, decisamente azzeccata la scelta della brava protagonista Jessica Harper, ma nel film ci sono oltre a nomi nuovi anche attori celebri come Flavio Bucci, bravo attore teatrale dell’epoca nella parte del pianista cieco, Alida Valli storica attrice italiana che ha lavorato con i più grandi registi del neorealismo, qui nei panni dell’istruttrice miss Tanner, un giovane Udo Kier e un giovanissimo Miguel Bosè, ma su tutti Argento ebbe l’onore di avere nel cast Joan Bennet attrice sul viale del tramonto ma icona del cinema hollywoodiano apparsa in più di 70 pellicole cinematografiche dall’era del cinema muto fino alla fine degli anni settanta, e qui nel suo ultimo ruolo. Suspiria quindi è un film in cui sono presenti tutti gli elementi basilari di una storia dell’orrore, in più vi è un regista nel suo periodo di forma migliore capace di trasmettere le proprie inquietudini interiori in modo diretto e con quel tocco artistico che solo i grandi hanno. Non so se Guadagnino sarà ricordato per il suo Suspiria (di certo per l’incoscienza) sicuramente il film di Dario Argento rimarrà per sempre nell’olimpo dei più grandi film della paura di tutti i tempi.

©Sergio Di Girolamo

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