Hap and Leonard – Mucho Mojo: Recensione

 Hap and Leonard – Mucho Mojo: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 1994

Autore: Joe R. Lansdale

Casa editrice: Enaudi

Traduttore: V. Curtoni

GIUDIZIO
4/5

Hap lavora in una campo di rose quando il suo inseparabile amico Leonard Pine lo va a trovare per comunicargli che suo zio, Chester Pine, è morto. Una volta aperto il testamento scoprono che Chester ha lasciato in eredità a suo nipote un bel po’ di quattrini e la sua vecchia casa a La Borde. I due amici si trasferiscono temporaneamente presso l’abitazione, situata in un poverissimo quartiere di neri dove lo spaccio di droga sembra essere l’attività principale. Una notte per caso scoprono che nelle fondamenta della struttura lo zio aveva nascosto un piccolo scheletro umano chiuso in un baule sotto le assi del pavimento. Il corpo probabilmente apparteneva a un bambino e all’interno del baule si trovano anche numerose riviste pedopornografiche. Hap e Leonard si recano alla polizia per informarli del macabro ritrovamento e cominciano a indagare in autonomia, anche per difendere la memoria dello zio di Leonard dal sospetto che fosse un assassino e un pedofilo.

Adoro Hap and Leonard, adoro tutta la produzione letteraria di Joe L. Lansdale, un autore che reputo tra i migliori scrittori di fiction di genere di tutti i tempi (e di generi Joe ne tocca tantissimi, dall’horror alla fantascienza dal western al noir). Penso che il genere letterario in cui Lansdale dà il massimo è il pulp/noir. Prima che  Quentin Tarantino portasse alla ribalta le sue storie fatte di personaggi sopra le righe, uomini e donne poco raccomandabili, con la battuta pronta e le pistole sempre cariche, già l’autore texano aveva scritto tantissime storie del genere. Egli fa parte di quella grande tradizione letteraria del profondo sud degli USA che vanta autori di grande calibro quali Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Mickey Spillane, James Hadley Chase, la cui narrativa noir/hard boiled si fonde con lo stile di autori  quali  Mark Twain, John Steinbeck e William Faulkner. I temi che lo scrittore tratta sovente nei suoi romanzi sono legati fortemente al territorio in cui vive, ovvero il Texas orientale. Luoghi in cui tragiche vicende umane si  dipanano all’interno di spazi naturali a volte selvaggi; scenari dove permangono ancora discriminazione razziale, arrivismo politico e affari loschi gestiti da individui poco raccomandabili. E’ lì che si muovono Hap e Leonard, i due protagonisti di Mucho Mojo, secondo libro di una serie dedicata a questi due “detective sui generis” (giunta ad oggi alla quattordicesima avventura). Hap è bianco, liberal democratico, riflessivo e romanticamente disilluso dalla vita, ed è la voce in prima persona  che narra le loro avventure; Leonard, nero, gay, repubblicano, ex veterano del Vietnam, dai modi spiccioli e diretti è sempre in prima linea per difendere i più deboli. In questa seconda avventura i due devono indagare su un mistero che gira intorno a qualcosa di orribile che ha come fulcro pedofilia e omicidi seriali ai danni di poveri bambini di colore. L’indagine porterà i due a scoprire verità inaspettate,  soprattutto quando si renderanno conto che dietro agli omicidi si muovono fanatici religiosi fuori di testa che credono in presenze occulte e quindi magiche (il Mojo del titolo). Hap avrà il tempo di innamorarsi di una bellissima avvocatessa di colore e Leonard non se lo farà dire due volte quando dovrà spaccare i culi degli spacciatori vicini di casa che vendono la droga ai minorenni del quartiere, causandone la morte. In questa avventura compare per la prima volta il commissario di colore del distretto di polizia locale Marvin Hanson, che ritroveremo spesso nelle avventure successive. Mujo Mocho è una delle avventure migliori della serie. La scrittura di Lansdale è scorrevole e originale, caratterizzata ora da ironia e battute epiche ora impegnata a farci riflettere sui  lati oscuri e selvaggi della natura umana, qui infarcita di razzismo e odio verso il prossimo. Il ritmo è alto e incalzante e le descrizioni del Texas orientale sono evocative, soprattutto quando Joe si sofferma sui meravigliosi scenari naturali, ora soleggiati e profumati, ora bagnati da vento, pioggia battente e cielo grigio, mutevoli proprio come l’animo umano.        

©Sergio Di Girolamo

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