Visitor Q: recensione

 Visitor Q: recensione


Nazione
Giappone

Anno
2001

Regia
Takashi Miike

Sceneggiatura
Itaru Era

Produzione
Lionsgate

Cast
Kenichi Endo, Shungiku Uchida, Kazushi Watanabe, Jun Mutô

GIUDIZIO
3.5/5

La famiglia Yamazaki è totalmente allo sbando. Kiyoshi, il padre, è un giornalista televisivo represso, ossessionato da un servizio sulla sessualità tra i giovani e sul bullismo. All’inizio del film ha un rapporto sessuale con la figlia Miki, che abita per conto suo e fa la prostituta. Dato che Kiyoshi soffre di eiaculazione precoce, alla fine del rapporto incestuoso Miki lo prende in giro. Keiko, la madre, è una donna costantemente picchiata dal figlio minore Takuya che è a sua volta vittima del bullismo dei compagni di scuola e trova rifugio nella droga che si procura prostituendosi. Un giorno Kiyoshi conosce uno strano ragazzo che non parla quasi mai, che gli lancia più volte una pietra in testa per poi seguirlo fino a casa. Il ragazzo, il “Visitatore” del titolo, diviene così parte della famiglia e da quel momento le cose iniziano a cambiare.


Incesto, necrofilia, bullismo, violenza, sesso sadomaso, disgusto, feticismo, pazzia. Prendete queste parole, frullatele insieme e aggiungete anche grottesco e ironia, risultato? VISITOR Q. Che Takashi Miike sia un regista tra i più diretti ed estremi di tutti i tempi questo è risaputo, lo sanno bene i conoscitori di cinema. Ogni suo film è un potentissimo cazzotto in faccia. Che Visitor Q sia la summa di tutto il suo pensiero cinematografico e meta cinematografico/filosofico questo, forse, molti  lo ignorano perchè Miike, che ha al suo attivo una vasta produzione  che spazia da genere a genere (nella sua cinematografia troviamo anche film per ragazzi e pellicole comici) è conosciuto certamente per alcuni  cult horror quali Ichi the killerAuditionGozu, Inprint,  per citare i suoi titoli più famosi. Eppure questo progetto di cinema sperimentale che è Visitor Q, facente parte di un progetto per la televisione giapponese intitolato Love Cinema è, come detto sopra, uno dei suoi migliori prodotti. Girato interamente in digitale, spesso con camera a mano, già dall’inizio viene da chiederci se non ci troviamo di fronte a una sorta di porno amatoriale. La scena infatti vede il capofamiglia  allo sbando che vuole a tutti i costi copulare con la giovane figlia prostituta, cosa che vuole fare davanti all’occhio indagatore della sua videocamera. Non mi soffermerò sulla descrizione di tutte le stramberie che succedono nel film. Dico solo che Visitor Q non è assolutamente solo un insieme di scene fatte per sconvolgere lo spettatore. Il tema di fondo è delicato e riguarda la difficile missione di mantenere intatta la traballate struttura familiare. Lo strambo visitatore del titolo (che a un certo punto interviene a suon di colpi di pietra in testa, quasi a dire “svegliatevi“) riesce alla fine nel suo tentativo riportare armonia in un nucleo familiare ormai allo sbando e lo fa alla sua maniera, aiutando soprattutto la madre che riprende così in mano il suo ruolo cardine nel focolare domestico. L’ultima scena, molto simbolica, di marito e figlia che succhiano il latte dai suoi seni è si provocatoria ma assolutamente funzionale a quello che ci vuole comunicare il regista. Visitor Q, nonostante la scarsa qualità visiva da prodotto televisivo, è innegabilmente cinema allo stato puro, un cinema che, per altro, riesce a comunicare in modo chiaro e diretto e senza fronzoli  un messaggio di denuncia sociale.

CURIOSITA’:
– Il soggetto del film presenta delle analogie con quello di Teorema, diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1968.

– La sequenza in cui Kiyoshi viene sodomizzato con un microfono da un gruppo di
ragazzi verrà riproposta in Agitator, diretto da Takashi Miike nel 2001, in cui la violenza è subita da una ragazza.

– Una mungitura dei seni è presente anche in Gozu, diretto da Takashi Miike nel 2003.
© Sergio Di Girolamo