Violenza a una vergine nella terra dei morti viventi : recensione

 Violenza a una vergine nella terra dei morti viventi : recensione


Nazione
Francia

Anno
1971

Regia
Jean Rollin

Sceneggiatura
Jean Rollin, Monique Natin

Produzione
Francia

Cast
Sandra Julien, Jean-Marie Durand, Marie-Pierre Castel, Jacques Robiolles, Michel Delahaye

GIUDIZIO
3/5

Isa si è appena sposata, insieme a suo marito si reca a trovare i suoi cugini. Al paese scopre con dispiacere che loro sono morti; ma arrivati castello si rende conto che la notizia è falsa e suoi parenti sono vivi. Com’è possibile? Qual è stata la vera sorte toccata ai due cugini? E che ne sarà di Isa?

Premessa: Jean Rollin è un regista francese ancora attivo ma il cui exploit si è verificato negli anni 70 per alcune pellicole horror (è il solo regista di genere horror francese del periodo conosciuto a livello internazionale). I suoi film parlano principalmente di vampiri (e questo non è da meno, anche se il titolo italiano fa pensare più a un film “zombesco”) ma si differenziano da quelli del periodo per due motivi: la notevole dose di erotismo contenuta nel film (spesso le attrici presenti sono nude o portano una lunga veste trasparente) e la loro trama (o meglio la loro non-trama),  piena di incongruenze e di passaggi superficiali e poco chiari, che procede per accumulo di immagini e situazioni suggestive e/o altamente bizzarre.
Il suddetto film ha tutte queste caratteristiche. La trama non è la classica storia di vampiri (mostro-vittima designata-cacciatore di vampiri) ma un qualcosa di diverso: si basa sui rapporti fra i vari personaggi (anche se non tutti umani) appartenenti a un mondo strano, onirico, simile al nostro ma con proprie regole decise dal regista. Gli interpreti del film, non tutti bravi, sono comunque perfetti per il ruolo loro assegnato. Il maggior difetto del film è la totale assenza di tensione e di pathos, effetto voluto dal regista, che ama soprattutto soffermarsi sugli aspetti visivi e simbolici.
Il film è quindi consigliato soprattutto per il suo stile registico, molto personale e ricco di sperimentazioni. Da citare (per lo meno per la sua bizzarria) la morte di una delle vittime che avviene tramite degli aculei che la vampira indossa per coprirsi i capezzoli.
©Daniele Lombardi