Unsane: recensione

 Unsane: recensione

Nazione
Usa

Anno
 2018

Regia
Steven Soderbergh

Sceneggiatura
Jonathan Bernstein, James Greer

Produzione
Joseph Malloch

Cast
Claire Foy, Joshua Leonard, Jay Pharoah, Juno Temple

GIUDIZIO
4/5

Sawyer Valentini è una giovane donna in carriera che lascia Boston per fuggire dalla minaccia oppressiva di David Strine, uno stalker che la perseguita. Per questo Sawyer vive le relazioni professionali e sentimentali sempre in maniera ansiosa e sospettosa. Per risolvere il suo disagio, la ragazza si rivolge ad una clinica psichiatrica, dove la terapista la raggira facendole firmare un ricovero spontaneo di 24 ore. Nella struttura, Sawyer ritrova il suo stalker, che, nel frattempo, ha cambiato identità.

La voglia di sperimentare è indice di padronanza del mezzo (nel caso specifico quello cinematografico) che spinge a ottenere qualcosa di nuovo per raggiungere risultati sempre più entusiasmanti. E’ quello che avrà pensato il regista e produttore americano Steven Soderbergh girando Unsane con il solo ausilio del suo iPhone 7. Soderbergh che, a parte qualche scivolone, in carriera ha realizzato pellicole molto interessanti, raggiungendo anche l’Oscar con il classico Sesso, bugie e videotape, si è armato di un semplice ma efficace mezzo di registrazione di immagini qual è oggi il cellulare. Il risultato è decisamente coinvolgente e propedeutico all’obbiettivo che il regista si era prefissato girando il film. La storia infatti affronta il tema delle ossessioni mentali, della pazzia e delle derive psicoanalitiche in un ambiente sporco e malsano come l’ospedale in oggetto. Le immagini sporche, dalla risoluzione bassa e con certa grana di fondo, unite a una fotografia amatoriale, si prestano perfettamente allo scopo, dandoci visivamente l’idea dell’ambiente di cui sopra. In più le inquadrature sui personaggi sono spesso così ravvicinate, intime direi (grazie proprio a un mezzo piccolo e maneggevole come il telefonino), in grado di coinvolgerci in modo viscerale nello stato psicologico della protagonista. Detto questo c’è da dire che il film è girato con gran classe: oltre alla parte estetica, si può ben dire che i tempi della narrazione sono assolutamente perfetti per un thriller che gioca abilmente con le atmosfere care a registi come Hitchcoock e Polanski. Le ossessioni della protagonista si fondono dentro situazioni surreali che richiamano alla mente qualcosa di kafkiano. Fino alla fine non riusciamo a capire se ciò che Sawyer dice sia vero oppure un parto della sua mente, provata da anni di sofferenza. Gli attori sono bravissimi ma la protagonista, una splendida  Claire Foy, regala un’interpretzione da oscar. Il film è carico di atmosfere malsane e il regista ne approfitta per criticare anche il complesso e ingiusto sistema sanitario americano. Unsane è un film che tiene incollati alla poltrona, che rivela sempre più assi nella manica durante l’evolversi degli eventi  e che non scontenta anche i palati più smaliziati, regalandoci anche un bel finale splatteroso. Consigliatissimo.

©Sergio Di Girolamo

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