The Love Witch: Recensione

 The Love Witch: Recensione

Nazione
Inghilterra

Anno
2016

Regia
Anna Biller
Sceneggiatura
Anna Biller
Produzione
Oscilloscope Laboratories
Cast
Samantha Robinson, Gian Keys, Laura Waddell, Jeffrey Vincent, Jennifer Ingrum

GIUDIZIO
4/5

Elaine è una giovane e bellissima strega determinata a trovare l’amore vero. Trasferitasi in un paesino nel nord della California, dopo una delusione amorosa, va subito alla ricerca di uomini per sedurli, ma resta pur sempre una strega, con tutto l’armamentario di pozioni e incantesimi pericolosi. Un giorno s’innamora di un poliziotto, proprio colui a cui è stato assegnato il caso di trovare chi è la donna che sta mietendo vittime in paese.

Il Sesso della Strega è il titolo di un film di Angelo Pannacciò, un b movie italiano del 1973 che, probabilmente, conoscono in pochi. Il titolo però calza a pennello per sintetizzare la pellicola di Anna Biller. Elaine, la protagonista di The Love Witch, usa proprio il sesso per cercare di ottenere il tanto agognato amore del titolo, quello con la a maiuscola. Sembra che per lei la frase non c’è sesso senza amore sia da sottoscrivere perchè è convinta di poter ottenere il cuore dell’uomo da amare attraverso le sue innegabili qualità seduttive, unite a un corpo meraviglioso capace di stregare gli uomini al primo sguardo. In più Elaine, dopo essere entrata a far parte di una setta legata al culto di Artemide, utilizza tutta una serie di pratiche magiche per i propri scopi amorosi. Tutto il film gira intorno a questo suo desiderio distorto, appunto, da un modo perverso di concepire l’amore. Questa sua “missione” a un certo punto viene teorizzata da Elaine stessa che illustra a una sua amica che per conquistare un uomo bisogna cedere senza riserve a tutte le sue richieste, si deve essere come una bambolina pronta a soddisfare tutte le sue fantasie, soprattutto quelle di natura sessuale. Il risultato però è fallimentare perché, in fondo, tutto ciò è pur sempre un’attrazione che nasce da qualcosa di fisico: il corpo unito alle pozioni fatte di tampax mestruati e urina. E’ un amore che non viene dal di dentro ma alimentato dagli istinti più bassi e carnali. Elaine però vede la realtà in modo distorto e pensa di agire per il bene. In realtà gli uomini di fronte a cotanta magnetica bellezza perdono il controllo di se stessi, finendo, inevitabilmente, per essere delle vittime sacrificali. Il concetto di fondo che la regista, a mio avviso, tenta di sottolineare è proprio questo: che la femmina è strega per natura, se lo desidera può far perdere la testa a un uomo fino a rovinarlo. E’ un potere primordiale che la rende un tutt’uno con l’essenza più profonda dell’universo. Gli uomini solo solo dei burattini nelle mani delle donne. Elaine vorrebbe l’amore, ma in realtà ottiene le anime dei malcapitati, sacrificati come delle bestie nell’altare dell’amore o meglio del sesso. Se poi analizziamo l’aspetto tecnico della pellicola dobbiamo fare un grosso plauso alla regista che utilizza uno stile ultra kitch, riproponendoci nel 2016 un’estetica ormai persa da tempo e ricollegabile a pellicole di registi di culto quali Russ Meyer, Jess Franco e Herschell Gordon Lewis. Grazie a un sapiente uso del CG, Anna Biller e i suoi collaboratori, ricreano un convincentissimo technicolor d’annata, dandoci la sensazione che il film sia stato girato in 35 millimetri con montaggio analogico. Sulla protagonista, Samantha Robinson, non posso che utilizzare il termine “divina”: ancora adesso, mentre scrivo, mi sento soggiogato da cotanta ammaliante e fatale bellezza un’unita a una bravura recitativa fuori dal comune. The Love Witch forse non è un capolavoro ma poco ci manca.
©Sergio Di Girolamo

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