The Visit: recensione

 The Visit: recensione


Nazione
USA

Anno
2015

Regia
 M. Night Shyamalan

Sceneggiatura
  M. Night Shyamalan

Produzione
Blinding Edge Pictures, Blumhouse Productions

Cast
Olivia De Jonge, Ed Oxenbould, Kathryn Hahn, Deanna Dunagan

GIUDIZIO
3/5

Loretta è una donna separata e madre di due ragazzini: Rebecca, di quindici anni, e Tyler, di tredici. Da molti anni non ha più alcun rapporto con i suoi genitori, colpevoli di non avere mai accettato la sua relazione sentimentale con il padre naturale dei suoi figli.. Tuttavia, un giorno, su insistenza degli anziani, Loretta decide di mandare i suoi figli per una settimana nella loro casa in Pennsylvania per farglieli conoscere. Dovendo lei andare proprio nello stesso periodo in crociera con il suo nuovo compagno, i tre rimangono d’accordo di sentirsi via Skype. I ragazzi arrivano nel paesino in cui e nata e vissuta la loro madre non solo con lo scopo di conoscere i nonni ma anche di girare un documentario da mostrare in seguito alla madre. Purtroppo quello che si sarebbe rivelata una settimana piacevole diventa invece un’incubo in cui i due giovani precipiteranno quando scopriranno la vera natura dei due vecchietti…

Il 2015 è stato certo l’anno del rilancio per M. Night Shyamalan, non solo perchè la serie tv da lui prodotta, Wayward Pinesha ricevuto buone critiche (e avendola vista  posso confermare l’opinione comune anche se, stranamente, la seconda stagione sembra a rischio) ma anche perchè finalmente il nostro torna a giocare duro, dopo le fallimentari prove degli ultimi film. Con The Visit il regista indo/americano torna a mostrare al pubblico le sue doti, soprattutto la capacità di gestire alla grande i momenti di suspence e di tenere incollato il pubblico alla poltrona, prima di farlo urlare e saltare  quando meno se l’aspetta. Lo stesso Shyamalan non ha mai nascosto di ispirarsi al cinema di Hitchcock, maestro nella creazione della suspence,  e adesso dopo anni di inspiegabili insuccessi torna a realizzare un’horror ben fatto che colpisce allo stomaco, un film che sicuramente il regista inglese avrebbe apprezzato. La differenza col passato è però evidente. Shyamalan sembra tornare alle origini, quando giovanissimo con la sua super 8 realizzava cortometraggi amatoriali fantahorror con pochi mezzi ma con tata passione. Con The Visit il regista si allontana dalle mega produzioni hollywoodiane e gira camera a mano un film nello stile (ormai super inflazionato ma qui utilizzato alla grande) del documentario. In effetti il ragazzino che insieme alla sorella realizza il reportage del fatidico incontro con i nonni, non è altri che un alter ego del giovane regista americano. Shyamalan sembra divertirsi un mondo a girare questo lungometraggio, tornando sui suoi passi per resettare l’inspiegabile mancanza di ispirazione e capacità creativa che ne aveva fatto uno degli autori più importanti del nuovo millennio. Anche la sceneggiatura non è male compreso il classico colpo di scena finale, tipico del suo cinema. Come detto i momenti di tensione sono alti (vi assicuro che almeno tre scene sono da cardiopalma) grazie anche all’interpretazione degli attori che fanno i nonni, specialmente Deanna Dunagan  (davvero superba nelle scene girate in notturna…).  A tirare le somme non può  che far piacere rivedere un bel film (si potrebbe anche definire fiaba nera) di uno dei registi più dotati del genere fantahorror (se pellicole come Il sesto senso, SignsUnbreakable non vi dicono nulla state profanando questa recensione) che speriamo sia tornato in carreggiata dopo anni abbastanza tormentati. Io  sono sempre stato un suo fan e sto  sfregandomi le mani sorridendo sotto i baffi  in attesa di un nuovo grande film di M. Night Shyamalan.

Sergio Di Girolamo