The Lighthouse: Recensione

 The Lighthouse: Recensione

Nazione
USA

Anno
2019

Regia
Robert Eggers
Sceneggiatura
Robert Eggers,Max Eggers
Produzione
Rodrigo Teixeira, Jay Van Hoy, Robert Eggers, Lourenço Sant’Anna, Youree Henley
Cast
Willem Dafoe, Robert Pattinson
Valeriia Karamän, Logan Hawke

GIUDIZIO
5/5

In una remota località costiera di fine ‘800, due guardiani del faro si trovano isolati dal resto del mondo. La solitudine, il silenzio rotto solo dal fischione del faro e dai versi degli uccelli marini, portano presto i due ai limiti della sanità mentale in cui anche leggende e superstizioni divengono più che semplici fantasie…

Se è vero che a volte vorremmo lasciarci alle spalle tutti i problemi che ci attanagliano nel nostro caotico vivere quotidiano, affermando che vorremmo “vivere su una pacifica isola deserta lontano da tutto e da tutti” per rilassarci, è anche vero che la solitudine e la monotonia che saremmo costretti a vivere, circondati solo dal mare e dai versi dei gabbiani, potrebbero giocarci brutti scherzi. E’ quello che succede ai due protagonisti della pellicola in questione che, isolati nell’isola del faro, subiscono tutti i traumi che un isolamento forzato può scatenare. Questo si intuisce già dalle prime battute tra i due che non riescono proprio a sopportarsi, sono individui diversi che vivono su due lunghezze d’onda differenti. L’uno è un rozzo ex capitano di nave (costretto a fare il guardiano del faro per un infortunio alla gamba), energico e con un fastidioso senso dell’umorismo, l’altro, il nuovo aiutante, taciturno e poco incline alla risata. Una convivenza forzata che non fa presagire niente di buono, soprattutto quando il capitano inizia a fare lo sbruffone, giocando al padrone con lo schiavo e vessando di assurdi compiti il giovane. Una situazione che di certo porta presto i due ad accesi litigi, minando soprattutto lo stato psicofisico del giovane. Ma non c’è da considerare solo quest’aspetto nella pellicola capolavoro del regista americano, perché la trama ha più punti di lettura, (come Eggers aveva già fatto nella stupenda pellicola d’esordio The Witch)  infatti s’insinua subito il sospetto che ci sia qualcosa di oscuro e misterioso, che proviene direttamente da un’altra dimensione, una componente altra che potrebbe essere la causa principale della deriva dei due nella follia. Più di una volta il capitano avverte il suo aiutante sul fatto di non uccidere i gabbiani perché, a suo dire, in essi continuano a vivere le anime dei marinai morti in mare. Il ragazzo manco a dirlo compie l’insano gesto, scatenando una presunta maledizione (senza contare che poco prima aveva trovato una piccola e misteriosa statua raffigurante una sirena nascosta dentro il materasso del suo letto). Da quel momento in poi egli ha continue e inquietanti visioni, e in una di queste lo si vede copulare proprio con una seducente quanto pericolosa sirena. E il faro del titolo? Al suo interno vi è nascosto il più grande di tutti i segreti: una potenza primordiale e “tentacolare” ammantata da una seducente e accecante luce che solo il capitano ha il diritto di vedere.
A un certo punto ci viene da chiedere: ma è  tutto vero? O sono solamente i deliri di un ragazzo introspettivo la cui mente è vessata da un martellante senso di colpa? (ben presto si scopre che il ragazzo ha un passato oscuro nel quale si è macchiato di un omicidio). Ebbene, come dicevo prima, tutto viene ammantato da un alone d’ambiguità e questo rende la pellicola affasciante. Certamente  The Lighthouse piacerà a tutti i fan di H.P. Lovecraft, perché i rimandi, non solo visivi, alla mitologia delsolitario di Providence sono piuttosto evidenti, ma altri miti vengono messi sul piatto: le Sirene, Nettuno, gli Albatross maledetti di Coleridge. Il bianco e nero scelto  da Eggers per illustrare questa storia di tentazione e dannazione, sapientemente, dosato dal bravissimo direttore della fotografia Jarin Blaschke è di una fascino mozzafiato. In più per dare quel tocco retrò da cinema di inizio novecento, il regista sceglie di utilizzare la pellicola piuttosto che il digitale, questa ricerca “vintage” si palesa anche nel formato, un 4:3 che ci riporta proprio alla natura primigenia del cinema. Sul piano attoriale non possiamo che toglierci il cappello di fronte a un’interpretazione intensa di “pancia”. Di Dafoe si sapeva già essere un grande attore ma a stupirmi è stato Robert Pattinson, veramente nella parte e bravissimo nel suo graduale passaggio dallo stato di quiete (apparente) alla tempesta interiore che lo porta inevitabilmente alla follia. The Lighthouse è un gioiellino che ogni amante di cinema dovrebbe avere nella propria collezione, decisamente uno dei più bei film, (aggiungerei opera d’arte), che abbia mai visto.

©Sergio Di Girolamo

0 0 votes
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments