The innocents: Recensione

 The innocents: Recensione

Nazione
Norvegia, Svezia, Finlandia

Anno
2021

Regia
Eskil Vogt

Sceneggiatura
Eskil Vogt

Produzione
Maria Ekerhovd, Zentropa Sweden

Cast
Rakel Lenora Fløttum, Alva Brynsmo Ramstad, Sam Ashraf, Mina Yasmin Bremseth Asheim

GIUDIZIO
4/5

Ida, una ragazzina di sette anni, e la sua famiglia si trasferiscono in una nuova città a causa del nuovo lavoro del padre. Sua sorella maggiore, Anna, soffre di un’ acuta forma di autismo che le impedisce di  parlare e di comunicare con l’esterno. Nel sobborgo residenziale dove vanno a vivere quasi tutti sono in vacanza dopo la chiusura delle scuole. Ida fa presto amicizia con altri due ragazzini del quartiere, Aisha e Ben, in particolare con quest’ultimo, ragazzino strano, morbosamente attratto dalla violenza e che cova in se un potere telecinetico e telepatico. Anna si lega invece ad Aisha che possiede lo stesso potere di Ben ma in forma minore. Presto i ragazzini si rendono conto che anche Anna possiede della facoltà soprannaturali, ma a un livello più alto. 

Quando si parla di un film horror una delle domande fondamentali che spesso ci facciamo è: fa paura? E’ innegabile dire che oggi la risposta a questa domanda è negativa perché gran parte degli autori sembrano veramente aver dimenticato la lezione dei grandi registi del passato, che sapevano “maneggiare” la suspence, incutendo nello spettatore terrore e a  volte anche disgusto. Del resto per molti il film più pauroso della storia è l’Esorcista ed è datato 1973. Faccio questa premessa perché The Innocents ha proprio il raro pregio di inquietare lo spettatore: si può definire uno di quei film che colpisce basso, e che non si dimentica a fine visione.
Partiamo dal titolo che richiama, tra l’altro, un grande film che, in quanto a distillare inquietudine, ha pochi rivali: mi riferisco a The Innocents di Jack Clayton del 1961 (da noi distribuito col titolo di Suspence), sicuramente la pellicola più spaventosa (insieme agli Invasati di Robet Wise del 1963) sui fantasmi. Ebbene, gli innocenti del titolo sono i bambini, protagonisti assoluti della pellicola, i grandi infatti sono solo figure di contorno, non si renderanno mai veramente conto di quello che vivono i loro figli (cosa che, in fondo è molto attuale) e quest’incomunicabilità sarà anche il perno intorno al quale girano le inquietudini e la rabbia dei piccoli protagonisti, specialmente di Ben, la cui madre è praticamente assente nella sua vita. La stessa cosa si può dire di Aida che vede sua madre dedicarsi, quotidianamente, anima e corpo alla sorella disabile, ignorando invece i suoi bisogni. Questo fa scattare una gelosia nei confronti di Anna che sfoga in modo malsano e violento (in una scena Aida inserisce nelle scarpe di Anna dei cocci di vetro). Una scena del genere ci mette letteralmente a disagio, e ci dimostra che la parola “innocente”, quando si parla di bambini, è probabilmente inflazionata, perché spesso sono loro a essere veramente cinici e cattivi e il cinema e la letteratura hanno intercettato più volte questo argomento  con titoli quali Il giglio nero, L’ innocenza del diavolo, Il signore delle mosche etc.. Fa di peggio Ben, che insieme ad Aida, con la quale trova subito delle affinità sul piano del cinismo e della cattiveria,  cattura un gatto per seviziarlo, in una delle sequenze veramente più disturbanti del film. La situazione si aggrava ulteriormente quando il ragazzino è sempre più consapevole dei suoi poteri extrasensoriali, cosa che lo porta a sfogare la sua rabbia in modo feroce su chi lo prende in giro o semplicemente lo ignora, come fa sua madre. Fortunatamente a contrastarlo ci sono Aisha e soprattutto Anna che a un certo punto, trovandosi a contatto con altri soggetti telecinetici,  porta fuori tutto il suo potenziale distruttivo, recuperando persino l’uso del linguaggio parlato.
A questo punto ad Aida non rimarrà altro che decidere da che parte  schierarsi.
Dal punto di vista tecnico il film è girato benissimo. La telecamera è posta costantemente ad altezza bambino, per immergerci proprio in quel contesto di vita dato che, come detto, i grandi sono figure di contorno (che non saranno comunque risparmiati, alcuni vittime inconsapevoli dei poteri dei loro figli). La fotografia è gelida, (del resto ci troviamo in Scandinavia) perfetta per comunicare la freddezza e l’impassibilità dei piccoli protagonisti di fronte alla violenza. La musica è perfetta, fatta di linee leggere al synth con virate verso partiture dai toni bassi che accompagnano le scene più inquietanti. Ma è su quello che dicevo all’inizio che il regista, Eskil Vogt (autore anche dell’ottima sceneggiatura), dimostra la sua bravura, ovvero la costruzione delle suspence attraverso dei tempi di montaggio perfetti e grazie a delle inquadrature ansiogene.
The Innocents è un film che inquieta e spaventa, perché quando si tratta di unire la figura dei bambini a concetti quali cattiveria, violenza e, in generale, al male, veniamo scossi nel profondo, giudicando la cosa così innaturale. In realtà non è un pensiero così blasfemo e questo film lo dimostra in modo intelligente, del resto il lato oscuro è in ognuno di noi, e ci accompagna dalla nascita  fino alla morte.        

Sergio Di Girolamo