The Babadook: Recensione

 The Babadook: Recensione

Nazione
Australia

Anno
2014

Regia
Jennifer Kent
Sceneggiatura
Jennifer Kent
Produzione
Causeway Films
Cast
Essie Davis, Noah Wiseman Daniel Henshall

GIUDIZIO
5/5

Dopo la morte violenta del marito, avvenuta sei anni prima, Amelia non riesce a ritrovare un equilibrio interiore. Il lavoro all’ospizio per anziani  non la soddisfa, ha problemi con la sorella e nessun nuovo amore in arrivo. Tutto ciò  rende la sua vita grigia e vuota. Le cose si mettono peggio quando Samuel, il problematico figlio di sei anni, è terrorizzato da mostri immaginari in agguato per casa. Tutto si complica ulteriormente quando madre e figlio trovano uno strano libro per bambini dal titolo Mr. Babadook che li ossessiona al punto da credere che il mostro del titolo esista davvero e li perseguiti.

Quanto è difficile di questi tempi trovare un film che faccia davvero paura? The Babadook si può proprio definire una rarità. La pellicola della regista australiana Jennifer Kent ha il pregio di mettere ansia nello spettatore divenendo effettivamente un prodotto fuori dal coro nel marasma di film che si professano horror ma in realtà non lo sono. Il fatto che ci sia una donna dietro la macchina da presa di un film horror è una buona notizia perché se da un lato è raro  dall’altro il passato ci dimostra che è un bene infatti autrici come Kathryn Bigelow (Il buio si avvicina)Mary  Lambert (Cimitero vivente)Antonia Bird (L’insaziabile) hanno realizzato prodotti sempre di grande qualità dimostrando un’approccio al genere molto ispirato. La storia in questione è scritta con acume e intelligenza perché oltre alla facciata di un classico film horror nella vicenda si annida  un sotto testo molto evidente. Tutto, infatti potrebbe far pensare che il film sia incentrato sulla figura di un nuovo cattivo che si aggira negli incubi, un pò alla Freddy Kruger o al demone babilonese Bughuul del recente Sinister, invece qui il male è molto più concreto. Del resto chiunque vivrebbe la tragica situazione di Amelia, (tra l’altro grande interpretazione di Essie Davis) verrebbe catapultato in un vero e proprio incubo. Nonostante sia passato del tempo dalla morte del marito lei non si da pace, come del resto suo figlio dato che i suoi coetanei (in primis la cuginetta) sono così cinici da ricordargli che lui, a differenza loro, non ha un padre. Questo dolore infinito, amplificato da una vita sociale pressoché vuota, portano madre e figlio a immergere tutte le angosce nel loro personale microcosmo domestico dove presto si materializza il male nelle vesti del misterioso Babadook. Esteticamente il mostro è una sorta di Edward  mani di forbice molto più dark e ovviamente cattivissimo, al punto da voler spingere Amelia a uccidere suo figlio, cercando di farglielo vedere come il vero colpevole dietro la morte del suo uomo.
Fin qui l’aspetto narrativo del film. Passando all’aspetto visivo e quindi anche tecnico della pellicola, possiamo certo dire che ci troviamo di fronte a una regia eccelsa. Nessuna cosa è lasciata al caso: dalla fotografia livida, alle atmosfere domestiche angoscianti, dai silenzi sapientemente dosati e portatori di inquietudini, ai colpi di scena che fanno sobbalzare il cuore in gola. In questo film persino l’anta di un armadio che si apre nell’oscurità della notte, prefigurando la fuoriuscita di Babadook, è roba tosta. In poche parole, Jennifer Kent conosce benissimo i meccanismi della suspence e li utilizza tutti per spaventare il suo pubblico. Il finale poi è devastante. Il ritmo si fa ancora più alto, specialmente quando Amelia prende il coltello per infilzare il figlio (ricordando certamente Shining ma senza arrivare comunque al plagio). La vicenda così prende un piega (che non intendo qui rivelare per evitare spoiler) che per chi ha sangue freddo da arrivare alla fine porterà alla scoperta della vera identità della creatura. Il film, prodotto in Australia (terra dalla quale non arrivano film horror a getto continuo ma quando arrivano sono spesso grandi film) allo stato attuale è ancora inedito in Italia. Speriamo che qualche distributore intelligente ci metta un occhio perché ne vale veramente la pena.
©Sergio Di Girolamo

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