Piggy: Recensione

 Piggy: Recensione

Nazione
Spagna

Anno
2022

Regia
Carlota Pereda

Sceneggiatura
Carlota Pereda

Produzione
Merry Colomer

Cast
Laura Galan, Claudia Salas, Pilar Castro, Carmen Machi

GIUDIZIO
3/5

Sara è una ragazza obesa che viene ripetutamente schernita e bullizzata  dai suoi coetanei. Passa le giornate tra lo studio e il lavoro alla cassa della macelleria di famiglia. Incompresa persino dai genitori, la povera ragazza si ritrova sola a soffrire la sua difficile condizione. Un giorno, dopo l’ennesimo abuso da parte di alcune compagne di scuola, le cose cambiano in modo inaspettato e inquietante grazie alla presenza, nel piccolo paesino spagnolo, di un efferato serial killer che sembra essersi innamorato di lei.

Una delle cose che mi piace dei film horror è che sono versatili, nel senso che attraverso una storia dell’orrore è possibile affrontare temi importanti, anche delicati e attuali, come nel caso di questa pellicola che, in modo intelligente, affronta l’argomento del body shaming. Lo fa mettendo in scena le difficili condizioni di vita dell’ingombrante e triste Sara, situazione così comune purtroppo a tante ragazze e ragazzi che nella realtà odierna sono costretti quotidianamente a subire le cattiverie del prossimo, spesso proprio da parte di quei coetanei, compagni di scuola e presunti amici. Una discriminazione che oggi, nell’era dei social, rischia di portare all’esaurimento le povere vittime di bullismo fino, purtroppo alle estreme conseguenze. E’ quello che sarebbe successo alla protagonista del film se il caso non avesse giocato a suo favore. Nel piccolo paesino iberico in cui vive Sara un giorno arriva un misterioso ragazzo, una sorta di energumeno  alto due metri e di poche parole che però passa subito ai fatti, prendendo di mire tutti quei ragazzi che odiano Sara. La ragazza scopre che le sue amiche sono state rapite e brutalmente seviziate ma l’istinto, e un certo senso di rivalsa (anche se indiretta) nei loro confronti la spinge a mantenere il silenzio, anche quando la polizia e la soffocante madre insistono per farla parlare. Alla fine, quando lei si troverà faccia a faccia col suo “fatale” amante dovrà prendere una decisione importante. Il film è godibile, ben girato, con i tipici picchi di ironia grottesca del cinema spagnolo (Ales de la Iglesia docet). La brava regista, Carlota Pereda, anche autrice della sceneggiatura, riadatta l’omonimo cortometraggio, girato anni prima, rimarcando la componente slasher (anche citandone alcuni come ad esempio Non aprite quella porta nella scena di Sara che cammina sulla strada assolata di campagna). Gli effetti gore e splatter sono piuttosto “gustosi”, ma buona parte del successo della pellicola va alla bravissima protagonista, Laura Galàn, che non si risparmia sul set, mettendo generosamente in mostra tutta la sua abbondante fisicità, che la regista non ha timore di mettere in mostra con ogni tipo di inquadratura possibile. Come dicevo sopra,  lo stile di molto cinema spagnolo, è quello di proporre personaggi strani, sopra le righe, grotteschi. E’ il caso della madre di Sara, una persona infima, senza cuore, distante emotivamente dalla figlia, che viene trattata da lei alla stregua di uno dei pezzi di carne esposti nella loro macelleria.  Il film della Pereda è una piccola produzione, non ha purtroppo incassato molto, anche se si è fatto notare in giro nei vari festival internazionali in cui ha partecipato, ricevendo giudizi lusinghieri dalla critica. Io penso che questi siano i film horror che dovrebbero vedere gli adolescenti, piuttosto che pellicole anonime, inutili, il cui scopo è solo quello di proporre  scene ad effetto con i soliti Jump Scare, con ettolitri di sangue e budella gratuiti ed effetti digitali a go go. Adesso non c’è che da aspettare il prossimo progetto  di questa brava regista spagnola e nel frattempo godersi il trailer e il cortometraggio originario allegati alla presente recensione.

Sergio Di Girolamo