La casa d’inferno: Recensione

 La casa d’inferno: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 1971

Autore: Richard Matheson

Casa editrice: Fanucci 

Traduttore: 

GIUDIZIO
3.5/5

Casa Belasco è considerata da sempre la più infestata dimora esistente al mondo. Due spedizioni formate da medium, scienziati e parapsicologi sono state quasi per intero decimate. Una terza spedizione voluta da un miliardario prossimo alla morte si reca nel posto per tentare di sconfiggere i malefici. Tra essi il professor Barrett e sua moglie Edith, la potente medium Florence Tanner e l’unico superstite della seconda spedizione Ben Fischer.

Stephen King ha definito questo libro come il più spaventoso di tutti i tempi. Certamente si può affermare che il Re è di parte dato che Richard Matheson è uno dei suoi maestri nonché autore fondamentale del genere fanta-horror e creatore di quel capolavoro letterario che è Io sono leggendaSe la considerazione di King deve essere presa con le pinze si può certamente considerare La casa d’inferno un libro certamente disturbante. E’ un’opera che narra le vicende di una casa stregata in modo molto preciso e classico (ma che a mio parere non raggiunge lo splendore del più bel libro sulle case infestate L’incubo di Hill House di Shirley Jackson). La storia contiene tutti gli stereotipi del genere: dalle sedie che scricchiolano, alle sedute spiritiche, alle apparizioni ectoplasmiche, agli oggetti che volano per aria e via dicendo. Tutte questi fenomeni sono la diretta conseguenza degli esperimenti infernali orchestrati in vita dal proprietario della magione, Emeric Belasco che, nel suo universo di depravazione, miscelava spudoratamente estremismi sessuali e dolore fino a organizzare veri e propri Sabba sanguinosi. L’aspetto interessante del libro è anche il diverbio che nel corso della storia nasce e degenera tra il professor Barrett e la medium Florence Tanner a seguito delle divergenze di pareri sulla natura del male presente nella casa. Il professore è convinto che i fenomeni siano solo di natura psicofisica e quindi facilmente eliminabili tramite un macchinario di sua invenzione capace di “scaricare” l’energia del posto; allo stesso tempo la medium è convinta che la casa sia infestata da anime dannate con a capo il truce proprietario. Un’altra figura interessante tra i personaggi è quella di Edith Barrett che nella sua immensa fragilità è più volte preda di possessioni ad opera delle personalità malate della casa che puntano a colpire la sua sessualità repressa. Per certi versi il personaggio di Edith può ricordare Eleanor Vance la problematica protagonista del già citato Hill House, perché recepisce più degli altri gli orrori del luogo assorbendone passivamente le conseguenze. Un’altra delle particolarità di questo libro è lo stile inaspettatamente succinto che utilizza Richard Matheson nel descrivere le scene sessuali e le violenze ai danni dei protagonisti (soprattutto della medium).
La casa d’inferno è sicuramente un bel libro, scritto bene da un Matheson più estremo del solito e che, se gli si vuole fare un appunto, perde alcuni punti nel finale quando l’enigma viene svelato lasciando forse un pò l’amaro in bocca, ma questo è solo un mio parere personale…

©Sergio Di Girolamo

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