Intervista a Luigi Siviero autore del libro: “DYLAN DOG E SHERLOCK HOLMES – INDAGARE L’INCUBO”
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- 27 Marzo 2022
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TF: Quando e come hai conosciuto Dylan Dog?
LS: Quando andavo in terza media un ragazzo del secondo anno aveva portato a scuola La dama in nero o Il castello della paura, non ricordo quale dei due. Mi aveva detto “Guarda qua!” e lo aveva aperto esattamente alla pagina in cui Dylan Dog faceva sesso con una bionda mozzafiato. Lì per lì non mi aveva intrigato perché conoscevo già i fumetti porno in formato pocket: al confronto quella scena di sesso con Dylan Dog era all’acqua di rose. L’amore sbocciò l’estate di quello stesso anno durante una vacanza-studio in Austria. Un ragazzo più grande di me aveva portato dall’Italia la Prima ristampa di I conigli rosa uccidono e me lo aveva prestato. Lo divorai. Una volta ritornato in Italia, grazie al fatto che proprio in quel mese era iniziata la Seconda ristampa della serie mensile, potei leggere in rapida successione episodi come L’alba dei morti viventi, Jack lo squartatore, Morgana e Gente che scompare.
TF: Secondo te qual è il segreto del suo successo?
LS: Un successo come quello di Dylan Dog può nascere solo dalla combinazione di più fattori. Per esempio la presenza di una casa editrice in grado di diffondere i suoi fumetti nella maniera migliore possibile: può capitare che opere di alta qualità non raggiungano il successo che meritano semplicemente perché sono pubblicate da editori che non sanno come gestirle o non hanno i mezzi adeguati. Non è stato così per Dylan Dog.
Un altro fattore è la qualità altissima del fumetto. Dylan Dog ebbe in Sclavi e in molti disegnatori degli autori straordinari. Sulle pagine della serie si avvicendavano ottimi disegnatori come Angelo Stano, Corrado Roi, Giovanni Freghieri, Carlo Ambrosini, Giampiero Casertano, Ferdinando Tacconi, Gianluigi Coppola, Bruno Brindisi… Anche la coppia formata da Montanari e Grassani, ingiustamente sottovalutata da una parte dei lettori, fu importante per la serie: i due disegnatori, con la loro presenza frequente, contribuirono a dare ai fumetti di Dylan Dog uno standard elevato e una precisa riconoscibilità durante i primi anni di vita editoriale.
Ci furono anche il passaparola fra i lettori, l’ampio spazio su quotidiani e riviste (che non pubblicarono solo articoli ma anche storie inedite), l’interesse da parte del pubblico femminile. Insomma, tanti fattori che presi singolarmente non avrebbero fatto di Dylan Dog il successo che è stato, ma che combinati tutti assieme ebbero un effetto deflagrante.
TF: Di cosa parla il tuo libro?
LS: Nel mio libro ho preso in considerazione tutti i fumetti di Dylan Dog scritti da Tiziano Sclavi. In uno dei dodici capitoli che compongono il saggio, quello da cui è nato il titolo Dylan Dog e Sherlock Holmes: indagare l’incubo, ho fatto una comparazione fra Dylan Dog e Sherlock Holmes, sostenendo che l’indagatore dell’incubo è nato come una sorta di antitesi del detective perfetto, infallibile e positivista creato da Arthur Conan Doyle. Inoltre ho esaminato i temi dell’orrore, della mostruosità, del fallimento e del caso, mi sono occupato del citazionismo, ho dato un’interpretazione articolata alla quadrilogia di Xabaras e ho analizzato la struttura della serie (dopo avere evidenziato che la maggior parte delle storie sono autoconclusive e ambientate in un eterno presente che continua a ripetersi, ho individuato quei particolari episodi che si discostano da questo modello: i primi dodici albi circa, che sono collegati da una flebile continuity e contengono piccoli cenni al passato di Dylan Dog, e alcuni episodi che sono interamente incentrati sul passato del personaggio, come Il lungo addio e Finché morte non vi separi). Mi sono occupato anche di altre opere dello scrittore pavese che in un modo o nell’altro potevano essere utili per comprendere e interpretare Dylan Dog o che avevano legami particolari con i fumetti dell’indagatore dell’incubo. Per esempio ho scoperto che il nome “Safarà”, che in Dylan Dog è il negozio di paccottiglie gestito dal viaggiatore interdimensionale Hamlin, era stato usato in precedenza da Sclavi in una filastrocca pubblicata in un libro per bambini intitolato Il pianeta Putipù. Un altro esempio riguarda il quadro Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo, che non è stato citato solo nel primo frontespizio della serie disegnato da Angelo Stano e in due vignette di Dylan Dog n. 23 e 129, ma anche in Horror Cico, un fumetto di Sclavi e Francesco Gamba che ha come protagonista la spalla di Zagor. Invece il tema della ripetizione di un eterno presente in un mondo dai confini tangibili, probabilmente proveniente dal romanzo Tempo fuor di sesto di Philip K. Dick, è presente sia in episodi di Dylan Dog come La Zona del Crepuscolo e Ritorno al Crepuscolo sia nel romanzo Dellamorte Dellamore e nel racconto Quante volte tornerai.
TF:Hai conosciuto Tiziano Sclavi, famoso per essere un tipo schivo e riservato, che tipo di uomo e di artista hai trovato?
LS: Purtroppo non ho avuto il piacere di conoscerlo. L’intervista pubblicata nel mio libro è stata raccolta inviandogli una serie di domande tramite la posta elettronica. Posso dire che è stato gentilissimo ad accordarmi l’intervista nonostante fossi quasi alle prime armi e che sono davvero soddisfatto delle risposte che ha dato e dell’esito finale dell’intervista.
TF: Cosa pensi dello stato attuale della serie regolare e come vedi Dylan tra dieci anni?
LS: La mia impressione è che Dylan Dog sia legato a doppio filo a Tiziano Sclavi. Sono dell’idea che gli altri scrittori abbiano cercato di sintetizzare una sorta di “formula” per fare Dylan Dog, ma si siano arenati agli aspetti più immediati e superficiali del personaggio e del suo mondo. Storie valide di altri scrittori (uno per tutti: Mauro Marcheselli) ci sono, ma si tratta di eccezioni. Un rilancio della serie era auspicabile sia dal punto di vista artistico, per trovare strade diverse che non fossero più la vuota riproposizione del cliché che si era cristallizzato nel corso degli anni, sia dal punto di vista commerciale, perché le vendite, seppure ancora alte, erano in lento ma costante calo. Tuttavia il rilancio è stato un flop. A mio parere Roberto Recchioni, supervisore della serie e sceneggiatore di alcuni episodi, aveva in mente una contaminazione di Dylan Dog con l’approccio degli autori della British Invasion. Negli anni Ottanta scrittori britannici come Alan Moore, Neil Gaiman e Grant Morrison rivoluzionarono il fumetto di fantascienza anglosassone, dapprima facendosi le ossa sulle riviste inglesi, dove uscirono in particolare la parte iniziale di Marvelman e quasi tutto V for Vendetta, e poi scrivendo per la DC Comics alcune serie e miniserie diventate dei classici, come Swamp Thing, Watchmen, The Sandman e Animal Man. Nelle intenzioni del curatore, il rilancio di Dylan Dog doveva essere un’applicazione dell’atteggiamento rivoluzionario e metanarrativo del primo Moore, e ancor più di Warren Ellis, un altro fumettista inglese impostosi nel mercato americano in seguito al successo dei suoi colleghi. Non a caso Spazio profondo, l’episodio con cui è iniziato il rilancio della serie nel 2014, era totalmente incentrato sulla metanarrazione. Si è trattato tuttavia di una metanarrazione male indirizzata e poco incisiva, come poco incisiva è stata la rivoluzione tentata nei numeri successivi. Numero dopo numero si sono succeduti dei cambiamenti che non sono stati approfonditi e che di fatto hanno rivoluzionato ben poco. C’è stato anche il tentativo di introdurre una sorta di continuity che però si è rivelata farraginosa e a mala pena imbastita. È difficile dire come sarà Dylan Dog fra dieci anni perché negli ultimi tempi ci sono stati importanti cambiamenti a livello dirigenziale all’interno della casa editrice. Per ora non si può ancora sapere se questi cambiamenti avranno ripercussioni vistose sul modo di fare e pubblicare i fumetti.
TF: Secondo te l’horror è ancora un genere seguito dai giovani?
LS: Non saprei. Di certo negli ultimi anni ha spopolato la serie per adolescenti Twilight. Non so che tipo di pubblico hanno registi come Rob Zombie e Eli Roth. Per quanto riguarda Dylan Dog ho l’impressione che la maggior parte dei lettori siano trentenni e quarantenni.
TF: Oltre al parallelismo con Scherlock Holmes vedi altri antenati letterari che possono aver ispirato Tiziano Sclavi per il nostro Dylan?
LS: Sclavi ha attinto alle fonti più disparate. Fra gli scrittori che a mio parere sono serviti per dare quel tono particolare alla serie possono essere ricordati Philip K. Dick con il romanzo Tempo fuor di sesto, Luigi Pirandello, Friedrich Dürrenmatt con il romanzo La promessa, Anthony Burgess, Roland Topor con il romanzo L’inquilino del terzo piano, Jorge Luis Borges, Franz Kafka e Richard Matheson.
TF: Prossime pubblicazioni?
LS: Il mese prossimo uscirà il mio nuovo libro intitolato Sherlock Holmes. L’avventura nei fumetti, pubblicato da ProGlo – Prospettiva Globale. È un saggio diviso in due parti: nella prima parte, di carattere introduttivo, ci sono alcune considerazioni sullo Sherlock Holmes classico dei romanzi e racconti di Doyle e un capitolo sul concetto di abduzione, mentre la seconda parte è una sorta di catalogazione sistematica di tutti i fumetti legati in qualche modo a Sherlock Holmes, presentati da una prospettiva storica. Sempre quest’anno uscirà un fumetto di 24 pagine di Daryl Dark scritto da me e disegnato da Simone Michelini. Sarà pubblicato da Cagliostro EPress sia in rete sia in un libro intitolato Daryl Dark – Seconda stagione che conterrà anche fumetti scritti e disegnati da altri autori. Nei prossimi mesi continuerò a scrivere racconti brevi: di recente sono stato pubblicato più volte nella rivista Lahar Magazine e ho vinto il Premio Fogazzaro, e in ottobre un mio racconto intitolato La ragnatela uscirà nell’antologia Il magazzino dei mondi vol. 3 di Delos Books. Nel lontano futuro mi piacerebbe pubblicare un romanzo e un saggio su Grant Morrison, ma si tratta di speranze più che di progetti, soprattutto per quanto riguarda il romanzo.
©Sergio Di Girolamo