Il mondo dei replicanti: Recensione

 Il mondo dei replicanti: Recensione

Nazione: Usa

Anno: 2009

Regia
Jonathan Mostow
Sceneggiaura
Michael Ferris, John D. Brancato
Produzione
Touchstone Pictures, Road Rebel, Mandeville Films
Cast
Bruce Willis, Radha Michell, Rosamund Pike, James Cromwell

GIUDIZIO
3/5

In un futuro prossimo l’uomo sceglie di utilizzare dei replicanti da far agire al proprio posto. Le città quindi pullulano di androidi pilotati dai rispettivi proprietari che comodamente da casa e attraverso un sedia speciale dotata di connettori cervicali conducono una vita surrogata. Quando un ragazzo riesce a distruggere due androidi e i rispettivi proprietari utilizzando una potentissima arma sconosciuta, l’agente dell’FBI John Greer inizia a indagare…

Immaginate di poter mandare al lavoro un clone di voi stessi, magari privo di occhiaie, dall’impeccabile fisico, dalla bellezza mozzafiato mentre state comodamente sdraiati a casa. Il vostro avatar è una bella donna, dai fianchi perfetti e dalle labbra mozzafiato, disegnata su misura per vivere in una società dove l’apparire è fondamentale, e non importa se voi siete un ragazzo grasso, mezzo stempiato e con i brufoli, là fuori, siete la diva del momento. Ecco a quali derive giunge la società “malata” dipinta prima nella miniserie a fumetti di Robert Venditti e Brett Weldele e poi dal film ad essa ispirato diretto dal regista di U-571 Jonathan Mostow. La pellicola è un thriller fantascientifico assolutamente riuscito e questo, secondo me, grazie a un giusto equilibrio tra la storia narrata e gli effetti speciali che sono ben fatti e mai invasivi e contribuiscono a visualizzare quali situazioni allucinanti possono venirsi a creare se l’uomo continua a usare male la tecnologia, perdendo di vista i veri valori che stanno alla base del vivere quotidiano. Il film, infatti, anche se ambientato nel futuro, è uno specchio dei nostri giorni; di un periodo della storia dell’uomo in cui ormai l’apparire sembra essere molto più importante dell’essere, dove si ricerca la perfezione attraverso la chirurgia estetica e il modello è l’uomo o la donna palestrati. Questo nel film è mostrato in maniera evidente dal contrasto visivo tra i perfetti androidi in vendita nei negozi specializzati e le “larve” umane che si celano dietro di essi, uomini e donne sdraiati su una sedia ultratecnologica dai volti contratti e privi di vitalità, perennemente in pigiama e quindi isolati dal mondo se non attraverso la copertura che trovano nel loro surrogato. Contro questa atroce realtà vi sono i ghetti nei quali sopravvivono gli esseri umani vecchio tipo che odiano le macchine e attraverso le parole di un loro santone anelano a un ritorno alla vera vita. Proprio da lì sembra giungere l’infallibile arma che riesce a distruggere non solo gli androidi ma anche i proprietari nelle loro rispettive postazioni. Allora inizia l’indagine dell’agente Greer interpretato con bravura da Bruce Willis che nel corso della storia avrà  da ricredersi sull’uso dei replicanti e scoprirà una verità sconvolgente. Il mondo dei replicanti è quindi un film interessante che fa riflettere, ha un ritmo bilanciato con momenti in cui escono fuori bei dialoghi e scene d’azione curate nei minimi dettagli, una pellicola riuscita che vale la pena vedere.

© Di Girolamo Sergio