Demeter – Il risveglio di Dracula: Recensione

 Demeter – Il risveglio di Dracula: Recensione

Nazione
Inghileterra

Anno
2023

Regia
André Øvredal

Sceneggiatura
Bragi F. Schut, Zak Olkewicz

Produzione
Brad Fischer, Mike Medavoy, Arnold Messner

Cast
Corey Hawkins, Aisling Franciosi, Liam Cunningham, David Dastmalchian, Javier Botet

GIUDIZIO
3/5

Inghilterra, agosto 1897. La nave mercantile russa Demeter si schianta sugli scogli, nei pressi del porto di Whitby. La guardia costiera accorre per constatare cosa è successo ma, con sgomento, i presenti si accorgono che dell’equipaggio non c’è nessuna traccia. L’unica fonte di informazioni consiste nel diario di bordo del capitano Eliot che narra gli eventi precedenti all’ammaraggio.

Affrontare il tema del cinema vampiresco, nello specifico di Dracula, oggi giorno non è facile, si rischia di scrivere sempre le solite cose. Del resto le pellicole sui “succhia sangue” sono antiche come il cinema stesso, basti pensare a Nosferatu di Murnau del 1922. Non parliamo poi della letteratura. Si è praticamente scritto, fatto e detto di tutto. Anche per un regista è un’impresa ardua creare un’opera che non sia la fotocopia di film già realizzati. Dracula di Bram Stoker è stato trasposto in pellicola una miriade di volte, con esiti non sempre positivi, anche le serie tv hanno affrontato in tutte le salse l’argomento. E’ anche vero che, nonostante la ripetitività delle storie, ispirate più o meno al capolavoro di Stoker, la storia di Dracula è così coinvolgente e i temi così universali, che si rimane, ogni volta, sempre attratti dalla visione di qualsiasi film a tema. Allora cosa fare per trovare degli spunti interessanti? Qualcosa che possa stuzzicare oltre il dovuto lo spettatore e rinnovare il mito di Dracula? E’ questo quello che avrà pensato André Øvredal, regista di Demeter – Il risveglio di Dracula (The Last Voyage of Demeter in orginale). Il regista norvegese l’ha trovata proprio nel testo di Stoker, che, nel tempo,  è stato spulciato più volte alla ricerca di spunti diversi è interessanti, magari focalizzando l’attenzione su altri personaggi (il Renfield con Nicolas Cage del 2023 ne è un esempio), ma mai convergendo l’attenzione su un momento importante delle vicende del Principe delle Tenebre: quel viaggio misterioso che conduce il protagonista dalla sua terra natia, la Transilvania, alla Londra vittoriana, nella quale, per diversi motivi, egli vuole diffondere il suo malefico morbo. In effetti in pochi film ci si sofferma su questa vicenda, nella quale il mistero la fa da padrone. Perché la nave arriva al porto di Whitby senza equipaggio? Cosa sono quelle misteriose casse di terra nella stiva? Oggi abbiamo una spiegazione e una ricostruzione visiva di quello che, secondo la fantasia degli sceneggiatori  del film dovrebbe essere successo durante il viaggio. Dico subito che questo film, che fin dalle prime immagini e poi dal trailer mi aveva stuzzicato parecchio è, secondo me, un’occasione mancata. Ci sono luci e ombre ma più le seconde (e non è un pregio nonostante si parli di creature della notte, sigh!). Partiamo dalle cose che mi sono piaciute. Dal punto di vista visivo siamo su alti livelli, bellissima la fotografia, intrigante l’atmosfera che si viene a creare all’interno della nave, scenario, tra l’altro, curato nei minimi dettagli. Gli effetti speciali in computer grafica non pesanti e ben bilanciati dagli effetti tradizionali. La musica è coinvolgente, non c’è un tema che rimane in mente ma fa il suo dovere. Passiamo alle cose che non mi sono piaciute. Innanzitutto Dracula. Personaggio che noi sappiamo essere affascinante, non solo visivamente ma anche caratterialmente, avendo una psicologia complessa e piena di sfaccettature e di contraddizioni. In questo film Dracula è semplicemente un mostro alato, un mega pipistrello che non esprime nessuna emozione se non un odio animalesco. E’ una creatura fredda e letale come gli Xenomorfi di Geigeriana memoria.  Ci sono anche aspetti della sceneggiatura che non mi convincono. Ad esempio il personaggio del dottor Clemens, un medico di colore che denuncia,  la scarsa considerazione e il razzismo verso chi non ha la pelle bianca, cosa chiaramente forte in epoca imperialista, ma che, secondo me, è stato inserito per rispettare quel politically correct che oggi bisogna, obbligatoriamente, rispettare, a discapito della libertà creativa. Il personaggio mi sembra troppo finto, utilizzato proprio per soddisfare le richieste della produzione. Anche la ragazza che viene trovata in una delle bare nella stiva, e che, inspiegabilmente, nonostante sia stata morsa da Dracula più volte, non è diventata all’istante una creatura della notte (come capita agli altri personaggi vampirizzati) mi sembra un personaggio forzato e poco funzionale alla trama (se non per una scena strappalacrime nel finale). Ci sono anche personaggi che funzionano bene, come il capitano Elliot, interpretato  dal bravo attore britannico Liam Cunningham (Il trono di spade)  in particolare il momento  in cui viene messo in risalto il suo dramma interiore a causa della morte del piccolo Toby. Gli altri personaggi non mi hanno convinto parecchio, dal vice del capitano, ai due mozzi della nave fino  al cuoco predicatore. Alla fine si può  affermare che questo film è puro intrattenimento, ha una bellissima confezione, un buon ritmo e delle belle sequenze cariche d’azione, capace di intrattenere lo spettatore per quasi due ore con una buona regia e belle riprese. Ma nella sostanza non fa paura, e non aggiunge nulla di nuovo al personaggio di Dracula. In più il regista ha scelto di  prendersi delle libertà creative sul testo di Bram Stoker, modificandone gli eventi rispetto alla trama originale come si evince dal finale… quasi un invito a un Demeter 2.

Sergio Di Girolamo