Cecità: Recensione

 Cecità: Recensione

Nazione: Portogallo

Anno: 1995

Autore: Jose Saramago

Casa editrice: Feltrinelli

Traduttore: R.Desti

GIUDIZIO
4/5

Un uomo perde improvvisamente l’uso della vista mentre si trova fermo al semaforo con la sua auto. La cosa strana è che riesce a vedere solamente uno schermo bianco, come se la sua testa fosse completamente immersa in un mare di latte. Ben presto altra gente viene contagiata dal “mal bianco” fino a quando il governo decide di rinchiudere i malati e i possibili contagiati in un ex manicomio sorvegliato dai soldati.

Cecità è uno dei più bei libri scritti dal premio nobel portoghese Josè Saramago. Lo stile di scrittura come al solito molto personale (fatto di periodi lunghi dove le punteggiature sembrano solo degli optional) viene questa volta adottato su una storia molto forte che sembra uscita dalla mente di uno scrittore di genere horror quale Stephen King. In effetti alcuni rimandi al capolavoro kinghiano L’ombra dello scorpione sono  piuttosto evidenti anche se, nel caso del libro di Saramago, la vicenda non prende le pieghe sovrannaturali che stanno invece alla base dell’opera del Re (nella quale la ragione del contagio era un tremendo virus sfuggito all’esercito). Qui ci si trova dinanzi a una situazione apocalittica che viene descritta con tutta la crudeltà possibile. Leggendo Cecità ho provato più volte a immedesimarmi nella situazione rimanendone irrimediabilmente turbato. Basti pensare a quanti inconvenienti ha un cieco peraltro rinchiuso insieme ad altri portatori dello stesso handicap in una specie di lager dal quale non c’è via di fuga. Ben presto la situazione si fa così tragica che la gente è costretta a fare i propri bisogni dove capita, a uccidere per mangiare, e accoppiarsi selvaggiamente con le donne in cambio dei beni primari. Tutto ciò accade dinanzi agli occhi “vedenti” dell’unica persona immune al male: la moglie di un oculista che, fino a quando la situazione non peggiorerà, terrà segreta la cosa. Lei ( di tutti i personaggi Saramago non ci fornisce i nomi ma solo alcuni tratti distintivi) incarna in questo senso l’ultima rappresentante di un’umanità sana, forse anche la speranza di una guarigione. Sicuramente è una persona che soffre quanto gli altri nell’osservare l’orrore che mette alla berlina tutti lati negativi dell’uomo. Di colpo ogni valore viene meno e la popolazione giunge letteralmente al “sonno della ragione”. Solo il gruppo di sopravvissuti, con alla guida la signora vedente, cercherà di mantenere ancora una qualche forma di etica morale, poi tutto andrà allo sfacelo. Saramago è abile nell’usare il concetto di vista e cecità per esprimere dei pensieri personali sulla condizione umana. Un esempio è dato dalla relazione amorosa che una bella ragazza instaura con un vecchio, questa particolare unione si concretizza perchè non potendosi guardare sono le anime (e quindi il lato interiore piuttosto che il lato esteriore e visibile), a venire allo scoperto.
Cecità è un libro che, un pò come tutte le opere dello scrittore portoghese, va metabolizzato con la consapevolezza di trovarsi di fronte a una lettura non sempre agevole. Sicuramente una volta entrati nel meccanismo è possibile cogliere tutte le sfumature che un autore abile e acuto come Saramago sa dare ai suoi scritti, compresa un feroce ironia. Da questo romanzo nel 2008 il regista Fernando Meirelles realizza un buon film dal titolo omonimo presentato nello stesso anno a Cannes.

©Sergio Di Girolamo

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