Alien 2 sulla terra: Recensione
- Cinema Cinema Fantascienza Cinema Horror
- 11 Gennaio 2022
- 0
- 978
Nazione
Italia
Anno
1980
Regia
Ciro Ippolito
Sceneggiatura
Ciro Ippolito
Produzione
GPS
Cast
Ciro Ippolito, Belinda Mayne, Mark Bodin, Benny Aldrich, Michael Shaw
Un gruppo di speleologi decide di visitare l’interno di una caverna. Contemporaneamente una navicella spaziale arriva sulla terra portando con sé delle strane pietre blu (in realtà uova aliene). Una speleologa trova una di queste strane pietre e decide di portarla con sé all’interno della grotta. Cosa succederà ai nostri eroi? Chi si salverà?
È una cosa strana la memoria. Questo film lo vidi molti anni fa e me lo ricordavo come un buon prodotto, certamente non un capolavoro ma in ogni caso decente: insomma, magari un po’ rozzo ma comunque piacevole. Quando l’ho rivisto l’anno scorso al Ravenna Nightmare Film Festival ci rimasi male. Dove erano finiti tutti i pregi che al film attribuivo (buon ritmo, discrete scene di tensione)? Beh, il film è di una povertà disarmante e si fa poco per nasconderlo. Il regista non è abituato a dirigere horror e si nota: infatti, non riesce proprio a creare scene di tensione. La scelta di non mostrare l’alieno ma di farne intuire vagamente la forma, che sulla carta poteva essere una scelta intelligente, alla fine si traduce in una pessima scena finale. Infatti, il regista, per dare una parvenza dell’alieno e contemporaneamente far fronte al budget risicato, s’inventa qualcosa di geniale: mettere della carne intorno alla telecamera. Risultato visivo: la protagonista urla terrorizzata perché viene minacciata da un enorme sfintere. E se tanto mi dà tanto, vuol dire che la forma degli alieni è quella di un grosso culo (brrr! Ciò si che è davvero minaccioso?!). Il film è strutturato come gli slasher americani anni 80. Una prima parte introduttiva dove vengono presentati gli speleologi (future vittime) e i primi segni della minaccia aliena, una seconda parte dove inizia la decimazione del gruppetto e la terza che vede la lotta per la sopravvivenza degli ultimi due superstiti. La prima parte che cerca di creare l’atmosfera è un po’ floscia come tutte le parti introduttive (c’è poco da fare, non tutti sono John Carpenter) il regista non riesce a creare quel senso di minaccia che gli alieni precipitati sulla Terra dovrebbero infondere. Non riesce neanche a creare dei personaggi con un po’ di spessore, tanto che potremmo facilmente scambiarli l’uno con l’altro e la differenza non si noterebbe. La seconda parte, quella della mattanza, è tutto sommato divertente: questa si svolge dentro una grotta (location abbastanza inedita per un horror all’epoca) e non si lesina nelle morti sanguinolente (come nella tradizione del buon vecchio cinema italiano). Forse è nella terza parte che sta la maggior delusione del film: vedere due che scappano e che combattano contro non si sa bene che cosa, fa scemare la poca tensione che fino a quel momento si era creata. Il mostro, infatti, può rimanere avvolto nel mistero per buona parte del film ma alla fine si deve vedere contro chi combattono i protagonisti; è la regola e Ippolito la infrange. Forse poteva essere un’opportunità per creare qualcosa di nuovo, ma il risultato è tutt’altro che positivo anzi si crea un corto circuito visivo che lo spettatore non gli perdona (a meno che gli alieni non siano veramente dei grossi culi e allora, beh, si potevano inserire un po’ più di scene trash nel film e tutto avrebbe avuto più senso). Ciro Ippolito è un regista partenopeo che si è cimentato in commedie demenziali con il gruppo musical comico degli Squallor oppure nelle cosiddette sceneggiate napoletane. Questa è la sua prima regia e la sua unica incursione nel cinema horror-fantascientifico (e qualcuno potrebbe anche dire per fortuna). Per firmare il film ha usato lo pseudonimo di Sam Cromwell. Il regista ha persino tentato una causa nei confronti di Neil Marshall perché ritiene che il suo film The Descent – Discesa nelle tenebre sia scopiazzato da quest’ Alien 2 sulla Terra. Secondo me il regista esagera un po’. In comune i due film hanno solo l’ambientazione nelle viscere della Terra. Se bastasse questo elemento per dire che un film è una scopiazzatura dell’altro allora Terminator è una scopiazzatura di Metropolis: in entrambi i film ci sono robot che assumano fattezze umane. Nel film appare come attore il futuro regista Michele Soavi. Perché non l’ho inserito nel cast? Guardate bene, c’è: è l’ultimo membro del cast. Già, Michael Shaw è lo pseudonimo che ha usato.
©Daniele Lombardi