Jacob Marlowe, scopre di essere l’ultimo della sua specie. Braccato dai nemici e tormentato da un passato doloroso, logorato da due secoli di assassinii e lussuria ai quali lo costringe la Maledizione ogni luna piena, ha deciso di arrendersi e lasciarsi catturare. Ma un improvviso omicidio e un incontro sconvolgente lo costringono a rimettersi in gioco, trascinato in una corsa disperata verso la sopravvivenza e il desiderio di vita.
Pubblicato nel 2011, L’ultimo lupo mannaro è il primo capitolo di una trilogia che ha riportato al centro della narrativa contemporanea il mito del lupo mannaro, inserendolo in un universo letterario in cui convivono anche i vampiri. L’autore, lo scrittore inglese Glen Duncan, che vive a Londra, è riuscito a dare nuova linfa a una figura classica dell’immaginario gotico, tanto che il romanzo è stato opzionato dalla casa di produzione di Ridley Scott per una futura trasposizione cinematografica.
Si tratta di uno dei libri più completi sul mito del lupo mannaro: Duncan ci descrive con minuzia gli aspetti psicofisici del convivere con una maledizione millenaria come la licantropia. Narrato in prima persona, il romanzo ci fa entrare nella mente di Jacob, che racconta gli ultimi mesi della propria esistenza, intrecciando riflessioni intime con i ricordi del passato, inclusa la storia di come è diventato un lupo mannaro.
La narrazione è coinvolgente e personale: Duncan alterna momenti di azione serrata a pagine dense di ironia, erotismo, sesso esplicito, amore e riflessioni esistenziali. La sua scrittura, elegante e ricercata ma al contempo scorrevole e intrigante, riesce a tenere il lettore avvinto per quasi cinquecento pagine che scorrono tutte d’un fiato.
Un romanzo che mischia introspezione e spettacolo, che mette in scena un mostro profondamente umano e un essere umano irrimediabilmente mostruoso. L’ultimo lupo mannaro è una lettura consigliatissima per chi ama le atmosfere dark, le storie di vampiri e licantropi, e la narrativa che non ha paura di osare.
E, una volta terminato, è d’obbligo passare al secondo volume della trilogia: L’alba di Talulla.
© Sergio Di Girolamo